Le Immagini dell’inconscio dei clienti di Nise

Ciò che viene imposto alla psichiatria è una vera mutazione, con la totale abolizione di metodi aggressivi, da sistema carcerario, verso un cambiamento di atteggiamento nei confronti dell’individuo, che smetterà di essere un paziente e potrà acquisire la condizione di persona, con il diritto essere rispettato “. (Nise de Silvera)

Tecnologia e memoria. I doodle di Google, quelle illustrazioni piene di colore ed espressività che ci troviamo ogni mattina che apriamo le pagine del più famigerato motore di ricerca, dedicate a un personaggio della storia, ci danno la possibilità di ricordare e/o venire a conoscenza di personalità del passato che hanno avuto un notevole impatto a livello sociale, economico, culturale.

Nise da Silveira con Jung

Di poco meno di una settimana fa, l’incontro ravvicinato con Nise da Silveira, il cui doodle ha ricordato i 117 anni dalla sua nascita. Psichiatra brasiliana, allieva di Jung (la sua “umile discepola” come si definisce in una lettera a lui indirizzata) che rifiutò  i trattamenti radicali e annullanti per l’essere umano come l’elettroshock e la lobotomia.

Nise da Silveira nasce nello stato di Alagoas, nella città di Maceió, nel 1905. Si laurea in Medicina nel 1926, in una classe composta di soli uomini. A causa delle sue idee politiche, viene considerata comunista, arrestata ed esiliata tra il 1936 e il 1944, anno in cui, alla luce di un’amnistia, fu riammessa a lavorare presso il Centro psichiatrico nazionale. Nel 1946 fonda presso l’antico Centro Psichiatrico Nazionale Engenho de Dentro di Rio de Janeiro, la sezione di Terapia Occupazionale. Un ventaglio di laboratori, dalla falegnameria, alla calzatura, cucito, giardinaggio, metodi di rilegatura, musica, danza, pittura, teatro, alla scrittura. In particolare il laboratorio di pittura,  risultò essere la migliore via di accesso al mondo interiore che ivi vi dimoravano.

I dipinti dei “clienti” di Nise (la psichiatra non amava il termine “paziente”, poiché individuava in questa parola un’accezione passiva della persona) nel 1952 diedero vita al Museo delle Immagini dell’Inconscio. Un museo in divenire, diventato un’autentica istituzione dove “clienti”, studenti, ricercatori, e visitanti condividono esperienze e riflessioni. Il Museo delle Immagini ha ri-velato artisti a livello mondiale. Più di 350mila opere, ad oggi e un centro di studi e ricerche che raccoglie opere prodotte in atelier di attività espressive.

In una intervista dichiarò: “Paziente! Che brutta parola. Paziente è una cosa passiva. Non mi riferisco a nessuno come paziente. Lo considero il maggior insulto del mondo”. Il termine “cliente” rafforzava inoltre la relazione di scambio, anche se preferiva chiamarli per nome.

Nise era contraria ai trattamenti applicati all’epoca nei luoghi in cui lavorava; non accettò mai l’elettroshock e altri tipi di terapie aggressive contro la vita di qualsiasi essere umano. Appassionata d’arte, accedeva al mondo interiore dei suoi “clienti” attraverso la loro espressione artistica, in disaccordo con la stragrande maggioranza dei suoi colleghi.

Il riconoscimento delle opere di quello che diventerà il Museo delle Immagini dell’Inconscio, sia per il suo valore terapeutico che artistico si consolidò ben presto, anche grazie allo sguardo attento di persone come il critico Mário Pedrosa. Già nel 1947 e nel 1949 si tennero esposizioni delle opere, grazie ad attività di raccolta fondi e contributi da altri settori della società.  Il 4 febbraio 1947 si svolse la prima grande mostra dei dipinti, allestita in una sala del Ministero della Pubblica Istruzione, a Rio de Janeiro, articolata in 245 dipinti di adulti e bambini.

Questa mostra suscitò grande interesse nei circoli scientifici, culturali e artistici. Diversi autori pubblicarono articoli sulla mostra, tra cui Mário Pedrosa che ebbe il suo primo contatto con i dipinti dei pazienti di Engenho de Dentro e ne fu abbagliato. Il 31 marzo del 1947 oMário Pedrosa tenne una conferenza intitolata Arte, necessità vitale (Pedrosa, 1996, pp. 41-48), sponsorizzata dall’Associazione brasiliana degli artisti , Le tele e le sculture che vi furono trovate furono successivamente trasferite al Museo Nazionale delle Belle Arti. Come leggiamo in un articolo di Gustavo Henrique Dionisio.

Attualmente il direttore del Museo del Museo delle Immagini dell’Inconscio è Luiz Carlos Mellos che iniziò a lavorare con Nise da Silveira nel 1974, autore del libro Nise de Silveira- Caminhos de uma Psiquiatra Rebelde (2014), scrive:  “La dott.ssa Nise introdusse la terapia occupazionale. Il paziente era a suo agio, non subiva nessun processo di shock. Cambiando il trattamento, il paziente migliorava. La dott.ssa Nise ha scoperto pazienti che erano musicisti, scrittori, pittori e molti sono stati curati.”

Era sorprendente verificare l’esistenza di una pulsione figuratrice di immagini che sopravvivevano quando la personalità era disgregata. Sebbene non abbiano mai dipinto prima della malattia, molti dei partecipanti al laboratorio, tutti schizofrenici, manifestavano un’intensa esaltazione della creatività, che portava alla produzione di dipinti in numeri incredibilmente abbondanti, in contrasto con la ridotta attività dei loro autori fuori dal laboratorio, quando non avevano più i pennelli tra le mani”. (Nise da Silveira).

Nel 1956, Nise fonda la Casa das Palmeiras, a Rio de Janeiro, un progetto pionieristico di fondazione senza scopo di lucro, basato sull’umanizzazione dei trattamenti psichiatrici e sulla creazione artistica come forma di terapia. Una rottura in relazione agli ospedali psichiatrici esistenti all’epoca, che richiedeva ricoveri ospedalieri, presentava serrature e non consentiva l’espressione artistica dei pazienti, una sorta di residenza. Per Nise, Casa das Palmeiras rappresentava “un piccolo territorio libero”.

Nella scuola vivente che era lo studio di pittura e modellistica, la scuola che frequentavo ogni giorno, sorgevano costantemente problemi. Difficoltà che hanno portato a studi appassionati e spesso hanno reso necessario cercare aiuto al di fuori del campo della psichiatria – nell’arte, nei miti, nelle religioni, nella letteratura, dove si trovavano le emozioni umane più profonde“. (Nise de Silvera)

Fondamentale il ruolo dei supervisori durante le attività del laboratorio. Osservazioni ripetute dimostrarono che quasi nessun trattamento sarebbe stato efficace se il paziente non avesse avuto suo fianco qualcuno che potesse rappresentare un punto di supporto su cui effettuare un investimento affettivo.

In qualsiasi laboratorio di terapia occupazionale questo punto di riferimento è il supervisore che svolge il ruolo di catalizzatore. Bastava la presenza silenziosa di un supervisore che ascoltasse il paziente mentre creava per arrecargli sollievo e conforto.  Un suo cliente che disegnava solo scarabocchi – Fernando Diriz (nella foto a lato) intriso di sofferenza e angoscia, dopo un mese di presenza silenziosa di un supervisore, inizia a modellare dal caos, un nuovo mondo. Una forma sorprendente appare nell’angolo in alto a sinistra di un foglio coperto di scarabocchi: “l’acconciatura di una donna giapponese”.

“L’intera serie giapponese è caratterizzata dalla delicatezza del disegno e dalla leggerezza dei colori, in contrasto con il solito modo di dipingere di Fernando: pennellate spesse e colori forti. Questo tema sembrava strano. Ma divenne presto chiaro quando Fernando disse al supervisore (era una donna) che sembrava una giapponese. Non solo ha catalizzato il coordinamento delle funzioni psichiche e la costruzione della sintesi attorno ai giapponesi, ma lo ha riconnesso al mondo esterno. Durante questo periodo dipinse una serie di paesaggi all’aperto che riflettevano da vicino il mondo reale”. (testimonianza presa da Nise da Silveira – Vida e Obra)

 

Link utili

http://www.ccms.saude.gov.br/nisedasilveira/afeto-catalisador.php

https://blog.cenatcursos.com.br/nise-da-silveira-a-mulher-que-revolucionou-a-saude-mental-no-brasil/

https://www.itaucultural.org.br/ocupacao/nise-da-silveira/

 

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