Filippine. Una calamità di nome Duterte

Rodrigo DuterteL’Ong internazionale Human Rights Watch (HRW) nel comunicato stampa pubblicato il 28 giugno 2017, ha qualificato il primo mandato del presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte una ‘calamità’, per il modo in cui ha condotto “la sua guerra” contro la droga, in nome della quale ha infranto  le regole fondamentali dei diritti umani, provocando la morte di oltre di 7mila persone.

La campagna anti droga definita dall’Ong dei Diritti Umani “killer”, oltre a perseguire le persone coinvolte nei reati legati alla diffusione e uso della droga, si è estesa contro le persone che  criticano la massificazione nelle carceri filippine.

Rodrigo Duterte è stato eletto presidente delle Filippine il 30 giugno 2016.  Dopo pochi mesi dalla sua elezione la sua sanguinosa battaglia contro la droga e le uccisioni extragiudiziali avevano  suscitato la condanna dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite.  Ma Duterte non ha esitato a mostrare il “dito medio “alla prima e a rispondere all’altra che è un’istituzione “stupida e inutile”.

‘Promessa’ mantenuta

Durante la campagna elettorale che l’ha condotto alla presidenza, Rodrigo Duterte aveva fatto della lotta senza quartiere alla droga il suo maggiore cavallo di battaglia.  Una volta eletto, nel corso del discorso inaugurale del mandato, aveva ribadito la sua ferma convinzione di “strappare il Paese” dalle mani di quegli “idioti che lo vogliono distruggere”.  Non ha perso tempo.  Dal giorno successivo del suo incarico ha ordinando di colpire non soltanto le persone coinvolte nel consumo e/o vendita di stupefacenti, ma anche i sospettati. Mentre la polizia ha ricevuto l’autorizzazione di uccidere le persone che si oppongono all’arresto.

Un articolo del giornale The Guardian dopo sei mesi della presidenza di Duterte riferiva che stime della polizia filippina indicavano almeno 2.000 persone uccise dagli ufficiali di polizia per “autodifesa”; molte di più le esecuzioni condotte dai paramilitari e dai vigilantes; mentre 38mila erano state denunciate e arrestate, sovrappopolando, come precedentemente accennato, le carceri dell’intero Paese.

Soltanto nel febbraio 2017, dopo l’omicidio per errore d’identità dell’uomo d’affari sudcoreano Jee Ick Joo da parte di una squadra antidroga, Rodrigo Duterte ha ordinato alla polizia di sospendere le operazioni antidroga.  Ma sembra essere soltanto una tregua, giacché il presidente ha riaffermato che la sua guerra alla droga continuerà fino alla fine del suo mandato, che avverrà nel 2022.

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