Il Parlamento britannico dichiara l’emergenza climatica e ambientale

Il 2 maggio 2019, i parlamentari britannici hanno approvato una mozione con la quale dichiarano l’emergenza climatica e ambientale. A renderlo noto è il quotidiano The Indipendent.

Una decisione simbolica, scrive il giornalista Ashley Cowburn, ma resa necessaria dall’urgenza della crisi climatica e per rispondere all’ondata di proteste e di scioperi del gruppo ambientalista Extinction Rebellion che, nelle ultime settimane, hanno bloccato Londra.

Il parlamento britannico ha accettato la mozione presentata dal leader del partito laburista, Jeremy Corbyn, che ha motivato la sua iniziativa con le seguenti parole: “Si deve scatenare un’ondata di azioni da parte dei parlamenti e dei governi di tutto il mondo”.  Un impegno quello dei britannici di “lavorare accanto ai Paesi seriamente intenzionati a porre fine alla catastrofe climatica” ha rilevato il leader che ha richiamato il presidente Usa, Donald Trump, affinché la smetta di “ignorare gli accordi e le azioni internazionali intraprese per contrastare la crisi climatica”.

Il giorno precedente all’approvazione della mozione, il ministro dell’Ambiente, Micheal Gove, aveva ricevuto a Westminster i rappresentanti del movimento per il clima. Sempre Gove ha poi affermato che dal 2010 si sono susseguiti i 5 degli anni più caldi del Pianeta “le cui conseguenze sono visibili a tutti: come singoli cittadini e genitori sappiamo che se non interveniamo ora, adottando le misure contro i cambiamenti climatici, la prossima generazione dovrà affrontarne gli effetti”.
Il ministro ha infine insistito affinché il Governo introduca rapidamente la mozione nella legislazione britannica, affinché il Regno Unito sia il Paese “con gli standard più alti in materia di protezione ambientale, in grado di cambiare radicalmente l’approccio del Paese nell’affrontare sia la sfida del cambiamento climatico sia il degrado ecologico”.

Il movimento Extinction Rebellion

Non violento ma radicale e rifacendosi al principio della disobbedienza civile, il movimento Extinction Rebellion (XR) è nato nell’ottobre 2018, fondato dai ricercatori universitari, Roger Hallam, biologo presso il King’s College di Londra e Gail Bradbrook, biofisica molecolare presso la Manchester University.

Lo scopo, espresso nel loro manifesto, è salvare il pianeta seriamente ammalato, chiedendo al Governo di “dire la verità, dichiarando lo stato di emergenza climatica ed ecologica, collaborando con le altre istituzioni per comunicare l’urgenza del cambiamento; fermare la perdita di biodiversità e ridurre le emissioni di gas serra fino allo zero netto entro il 2025”.

Nell’ottobre 2018 circa 100 accademici hanno firmato l’invito all’azione e sono state realizzate proteste oltre che a Londra, a Dublino, Belfast, Stoccolma, Copenaghen, Berlino, Madrid e New York.

Negli ultimi giorni, alcune migliaia di persone formando catene umane, sdraiandosi lungo le strade, incollandosi all’ingresso della Borsa e sulle porte delle metropolitane, hanno bloccato Londra. Molti gli arresti, programmati dallo stesso movimento, il quale con un algoritmo studia e pianifica le proteste con l’obiettivo di raggiungere “un numero di arresti di persone innocue che non può essere ignorato”. Come ha dichiarato lo stesso Hallam: “Ci sarà il momento in cui il capo della polizia andrà dal premier e gli dirà: non possiamo fare altri arresti, non possiamo arrestare donne di 84 anni e bambini di 10. Serve una soluzione politica”.

Qualcosa del genere a quanto pronosticato da Hallam deve essere accaduto, se oggi il Parlamento UK, primo al mondo, ha approvato la mozione che dichiara l’emergenza climatica e ambientale.

 

Fotografie dall’alto verso il basso: 2) Jeremy Corbyn, leader dei laburisti; 3) Micheal Gove, ministro dell’Ambiente; 1 e da 4 a 6) proteste del movimento ambientalista Extinction Rebellion 

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