Giornata Internazionale dell’Educazione Ambientale. Principi che compiono 50 anni

La nostra generazione è stata testimone di una crescita e di un progresso tecnico senza precedenti che, pur riversando benefici su numerosi Paesi, hanno entrambi avuto ripercussioni nefaste sulla società e sull’ambiente. Si accresce l’ineguaglianza tra poveri e ricchi, tra nazioni e persino all’interno di ciascuna nazione ed è noto che, riguardo a certi punti, l’ambiente naturale va deteriorandosi sempre più su scala mondiale. Questa situazione, benché riferita in particolar modo ad un numero relativamente esiguo di Paesi, colpisce tutta l’umanità. (Carta di Belgrado, 1975)

Il filosofo spagnolo Ortega y Gasset affermava: “Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso”. Uomo e ambiente, un rapporto in continua evoluzione o involuzione a seconda del percorso di sviluppo che scegliamo di perseguire. Uno dei pilastri per una sana relazione risiede nell’educazione ambientale, sempre più diffusa a livello teorico, ma non sempre applicata.

A ricordarci di quanto sia essenziale nella formazione dell’individuo, la Giornata Mondiale dell’Educazione Ambientale – il 26 gennaio di ogni anno si pone come principale obiettivo quello di identificare le problematiche ambientali sia a livello globale che locale, contribuendo a diffondere consapevolezza nelle persone e, soprattutto, nelle politiche ambientali rivolte alla protezione e conservazione dell’ambiente.

Tra i “diktat” essenziali: ridurre, riutilizzare e riciclare. Fin da piccoli imparare a usare l’acqua in modo consapevole, fare la raccolta differenziata, risparmiare l’energia elettrica, apprendere a non buttare materiali potenzialmente tossici come le batterie, contribuiscono alla formazione di una persona che cresce, rispettando l’ambiente (in ogni sua declinazione) che lo ospita .

Ricordiamo  che tra i problemi ambientali figurano l’ effetto serra, inquinamento, perdita della biodiversità, inquinamento delle acque e degli oceani, basti pensare al problema della plastica nei mari.

Il primo vagito della Giornata Internazionale dell’Educazione Ambientale

La ricorrenza, per riflettere sul destino del nostro pianeta e dell’intero ecosistema, ha inizio nel 1975,  quando si svolse a Belgrado, il Seminario Internazionale di Educazione Ambientale, dove si gettarono le basi dei principi di educazione ambientale relativi ai programmi delle Nazioni Unite, redigendo la Carta di Belgrado, un autorevole schema mondiale.

Si inizia a parlare di Educazione Ambientale in modo formale in occasione della Dichiarazione delle Nazioni Unite alla Conferenza Sull’Ambiente Umano tenutasi a Stoccolma da 5 a 16 giugno 1972, che valuta per la prima volta il bisogno di prospettive e principi comuni al fine di inspirare e guidare i popoli del mondo verso una conservazione e miglioramento dell’ambiente umano.  Leggiamo nel Punto 19:

“…È indispensabile impartire l’insegnamento sulle questioni ambientali tanto alle giovani generazioni che alle adulte, tenendo conto dei meno favoriti al fine di sviluppare le basi necessarie per illuminare l’opinione pubblica e dare agli individui, alle imprese e alle collettività, il senso delle loro responsabilità per quanto concerne la protezione ed il miglioramento dell’ambiente, in tutta la sua dimensione umana.

È inoltre essenziale che i mezzi di comunicazione di massa evitino di contribuire al deterioramento dell’ambiente, ma divulghino al contrario informazioni di tipo educativo sulla necessità di mettere gli uomini in grado di compiere progressi sotto ogni aspetto. “

Come leggiamo nella tesi Il Principio di precauzione nel diritto del Commercio Internazionale, Università di Bari, di Angela Aurora Rieti, i contenuti dello sviluppo sostenibile, già previsti in nuce nella Dichiarazione di Stoccolma sull’ambiente umano del 1972, vengono accolti in tutta la loro drammatica evidenza nella Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo (1992): Earth Summit.

Nell’ambito di tale Conferenza viene adottata la Dichiarazione di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo, la quale sancisce la consacrazione definitiva del Principio di Precauzione quale strumento di gestione del rischio, che consente di evitare gli esiti più gravi e permanenti, con misure di tipo preventivo, proattive e condivise per la difesa dell’ecosistema: “… al fine di proteggere l’ambiente, l’approccio precauzionale dovrebbe essere applicato dagli Stati secondo le loro capacità. Dove sussistano minacce di un serio e irreversibile danno, la mancanza di una certezza scientifica non dovrebbe essere usata come motivo per posporre misure economiche per prevenire il degrado ambientale (articolo 15).

Come nasce l’Educazione ambientale: sono trascorsi 50 anni

Il concetto di Educazione ambientale fu coniato nel 1969 da William Stapp (nella foto a lato), professore emerito di pianificazione e conservazione delle risorse presso la Scuola di risorse naturali e ambiente dell’Università del Michigan (SNRE), che diffuse il concetto che l’educazione ambientale promuove conoscenza, valori, attitudini e abilità in ogni individuo, che portano al rispetto dell’ambiente attraverso la cooperazione a livello locale, nazionale e internazionale nella risoluzione dei problemi ambientali.

L’articolo The concept of Environmental Education di Stapp e dei suoi studenti viene pubblicato nella prima edizione del Hournal of Environmental Education proprio nel 1969.

Stapp ha trascorso  la sua carriera alla ricerca delle cause alla radice delle questioni ambientali e ad aiutare studenti e adulti nel trovare soluzioni ai problemi che riguardano le loro comunità. Fu il primo responsabile della Sezione di educazione ambientale dell’UNESCO e il suo programma di educazione ambientale fu il primo ad essere accettato all’unanimità da tutte le 135 nazioni membri dell’UNESCO. Durante e dopo il suo mandato di due anni a Parigi, in Francia, Stapp e sua moglie, Gloria, hanno visitato e consultato i rappresentanti di oltre 120 paesi in materia di educazione ambientale. In molti paesi, ha lavorato con studenti e adulti a livello di comunità, per trovare soluzioni ai problemi di qualità dell’acqua e ad altre questioni ambientali

Preoccupato per la pace nel mondo, fondò il Global Rivers Environmental Education Program (GREEN) e lavorò indefessamente su progetti di miglioramento dell’ambiente. Agli inizi degli anni Novanta fu nominato per il premio Nobel per la Pace. Chiamava tutti amici, profondamente generoso e amichevole, fu eccellente educatore e divulgatore. L’Educazione Ambientale fu per lui una missione. Ha lasciato un’eredità preziosa per le presenti e future generazioni.

OBIETTIVI DELL’EDUCAZIONE AMBIENTALE secondo la Carta di Belgrado

Gli obiettivi dell’educazione ambientale sono i seguenti:

1. La presa di coscienza: aiutare gli individui e i gruppi sociali a prendere coscienza dell’ambiente nel suo insieme e delle problematiche connesse, aiutarli a sensibilizzarsi su questi problemi.

2. Le conoscenze: aiutare gli individui e i gruppi sociali ad acquistare una comprensione fondamentale dell’ambiente nel suo insieme, delle problematiche connesse, della presenza dell’uomo in questo ambiente, dell’importante responsabilità e del ruolo critico che gli incombono.

3. L’atteggiamento: aiutare gli individui ed i gruppi sociale ad acquisire dei valori sociali, un vivo interesse per l’ambiente, una motivazione così forte da voler partecipare attivamente alla protezione e al risanamento del territorio.

4. Le competenze: aiutare gli individui e i gruppi sociali ad acquisire le competenze necessarie alla soluzione dei problemi dell’ambiente.

5. La capacità di valutazione: aiutare gli individui e i gruppi sociali a valutare le misure e i programmi didattici in materia di ambiente, in funzione di fattori ecologici, politici, economici, sociali, estetici ed educativi.

6. La partecipazione: aiutare gli individui e i gruppi sociali a sviluppare il loro senso di responsabilità ed i loro sentimenti di emergenza di fronte ai problemi ambientali, affinché garantiscano l’attuazione di misure atte a risolvere questi problemi.

Sempre nella Carta di Belgrado, leggiamo “… Bisogna trovare il modo di garantire che nessuna nazione cresca e si sviluppi a spese di altre , che nessun individuo aumenti il suo consumo a spese di altri individui. Le risorse della Terra dovrebbero essere valorizzate in modo da giovare all’umanità intera e in modo da fornire il potenziale che permetterà di migliorare la qualità della vita di ciascuno”.

Intenzioni quanto mai attuali e di estrema urgenza sociale.

 

 

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