Qumran. Continua il fascino della scoperta

Giorno dopo giorno il sottosuolo, le grotte, i mari ci riconsegnano quelli che sono i resti del nostro passato, ma quando questi ultimi sono datati di oltre 2000 anni, non possiamo che provare uno stupore che non riusciamo a comprendere. Leggiamo quindi, sempre più incuriositi, dell’ultima scoperta fatta da un team di ricercatori cui fa parte il geologo e speleologo Alessandro Maifredi (redivivo, dopo essere stato travolto da una valanga nel dicembre del 1990), di nuove camere simili a quelle dove furono trovati i “rotoli del Mar Morto” in Israele, oltre a 50 nuovi frammenti di manoscritti. Si tratta della terza grotta nella falesia rocciosa a nord di Qumran (nella foto a lato).

Le scoperte su Qumran risalgono nel 1947, dopo che in pastore, gettata una pietra in una fessura di una collina, ruppe un vaso di terracotta e, da lì, iniziarono gli scavi che portarono alla luce i rotoli contenenti circa 800 manoscritti. In una recente conferenza il teologo Marcello Fidenzio dell’Università di Lugano ha detto “che dove non tutto è sconosciuto, c’è l’idea che molto possa essere stato nascosto”. E il riferimento  ha fatto parlare di Vangeli segreti scritti e conservati da una comunità che si sarebbe insediata nel Mar Morto e che era ostile e isolata dalle altre. Il tutto, continua Fidenzio, potrebbe far pensare a un frutto di fantasia, ma ci sono prove che i rotoli, acquistati poi da privati, sono autentici perché compatibili con quelli trovati nel corso degli scavi.

Occorre ora scoprire se quei frammenti contengono versioni della vita di Gesù diverse da ciò che il Vangelo ha fatto conoscere. E su questo punto che la comunità scientifica internazionale deve trovare l’accordo.

Tra i manoscritti ritrovati, quello del Rotolo dell’Angelo, acquistato d Matheus Gunter morto nel 1996, oggi conservato nel cuore dell’Europa, in un monastero benedettino della Germania e tenuto nascosto, si dice abbia un contenuto eccezionale e potrebbe essere l’anello mancante tra il Cristianesimo e l’Ebraismo.

Nel manoscritto viene raccontato il vivere dei figli della Luce in contrasto con i figli delle Tenebre. C’è pure la descrizione di come Dio creò il mondo. Il tutto dovrà essere confermato dopo l’esame del testo originale. L’attesa su questa pubblicazione è perciò enorme e se si rivelerà, autentico potrebbe trattarsi della scoperta archeologica più importante del secolo. Se invece risulterà tutto falso, l’abilità di chi ha confezionato i documenti innalza gli stessi al livello di capolavoro. La datazione della pergamena è confermata dall’analisi fatta con il carbonio radioattivo e l’autore dovrebbe aver avuto a disposizione carte non scritte vecchie di 2000 anni. Si conosce del manoscritto due paralleli con i Vangeli sinottici: la sezione profetica con l’assedio di Gerusalemme e le sofferenze dei Giusti riportate da Marco, Matteo e Luca, con la conferma che quanto è radicato nel mondo giudaico è più solido di quanto appaia. Viene, infatti, accertata l’identità divina di Gesù e i fondamenti della fede cristiana, con la certezza che essi contribuiranno a far capire meglio il Nuovo Testamento e che accanto ai cosiddetti Vangeli apocrifi e la testimonianza della MISHNAH (redatta 200 anni dopo Cristo) renderanno più complete tutte le testimonianze di quel tempo.

Comunque il fascino della scoperta resta. Se in quei frammenti c’è ‘dell’altro’, potrebbero emergere con sempre più rilevanza testi evangelici che confermerebbero l’esistenza, senza ombra di dubbi, degli apostoli e delle pie donne davanti a quel sepolcro, ove l’angelo pronunciò: “Lui non è più qui, ma è risorto” e da quel momento tutti cedettero”. Quei reperti dunque continuano a portare indizi che confermano la storicità dei fatti contenuti nei Vangeli e riportano a una sensibilizzazione maggiore le persone che trovano sempre più difficoltà nel capire i testi sia dei Vangeli sia della Bibbia.

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