Educare in un mondo digitale. La sfida del Terzo Millennio

Educare digitaleQuando ci troviamo di fronte a libri di ricerca, a  manuali scientifici, ci sentiamo intimiditi per il valore intrinseco che racchiudono, come se entrassimo in un tempio.

Non sempre sono di facile lettura; a volte in effetti è necessario conoscerne l’alfabeto letterale e simbolico, ma la ricerca non solo migliora la qualità della nostra vita, ma favorisce la comprensione del mondo.

Uno degli esempi di letteratura accademica e divulgativa è  il volume Tra educazione e soietà nell’era delle ICT Luci e ombre del processo di innovazione digitale in ambito educativo a cura di Stefania Nirchi e Stefania Capogna, in cui si affronta il delicato tema della “pedagogia digitale”.

Stefania Nirchi, ricercatrice sociale e Stefania Capogna, Docente Comunicazione Pubblica e d’impresa presso la Link Campus University, entrambe esperte di educazione a distanza, mettendo al  centro la qualità della didattica e le relazioni tra docenti e studenti, ci offrono un’ occasione preziosa di riflessione sulla tras-formazione educativa in atto.

Un contributo sostanziale per la comprensione dell’influenza pervasiva delle nuove tecnologie nelle nostre vite e, pertanto, nel contesto educativo e di come rappresenti un’autentica emergenza educativa, la progettazione e la realizzazione di interventi formativi in grado di integrare le nuove tecnologie ai programmi tradizionali scolastici.

Il volume “raduna” un’antologia formativa di contributi, realizzata da psicologi, sociologi, educatori che accolgono la sfida educativa del terzo millennio, immersa nella complessità dinamica che si instaura tra sistema educativo, rivoluzione digitale e società, indicandoci la direzione in cui tecnologia, scuola e società possono convivere in modo evolutivo e cooperativo, non antitetico.

La tradizionale assimetria di ruolo e di relazione tra discenti e docenti viene stra-volta e orientata verso un modello pedagogico in cui la figura del docente si trasforma in mediatore della conoscenza, in facilitatore di essa, in una relazione di fiducia e di rispetto anche nella dimensione “social“.

Sei i grandi temi che affronta il volume: – Innovare a scuola;- Ripensare gli ambienti di apprendimento- Implicazione per la formazione degli adulti;- Insegnare, educare, apprendere con e per il digitale;- Nuove competenze per una nuova società;- Per un’educazione Social

Docenti e discenti nella comune avventura della conoscenza che, senza rinnegare il sapere e la lezione classica, si aprono ad ambienti di apprendimento nuovi e ricchi di opportunità espressive e concettuali, in linea con i richiami della Commissione europea che invitano le agenzie educative allo sviluppo delle digital skills, un quadro di apprendimento e scambio di esperienze, lungo l’arco della vita.

Il rapporto europeo di Eurydice, Key Data on Learning and Innovation through ICT at school in Europe, segnala la promozione di approcci pedagogici innovativi, per permettere agli studenti di apprendere mediante modalità adeguate alle proprie esperienze ed interessi. Una nuova alfabetizzazione mediatica che renda non solo fruitori ma produttori di conoscenza digitale.

Già nella Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio d’Europa del 18 dicembre 2006, la competenza digitale rientra tra le competenze chiave per l’apprendimento permanente, intesa come saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione.

Un breve viaggio tra le pagine di un testo che dovrebbe far parte del patrimonio libresco di docenti e decisori delle politiche educative.

PARTE PRIMA -INNOVAZIONE NELLA SCUOLA

Realtà virtuale e apprendimento esperienziale: strategie per una didattica innovativa di Stefania Nirchi

Oggi più che mai la scuola mostra esigenze non procrastinabili: alfabetizzazione di tutti alla conoscenza digitale per allontanare il rischio dell’esclusione sociale; permettere mediante le ICT di apprendere contenuti e capacità ormai più che specializzate. I dispositivi digitali facilitano l’apprendimento esperienziale, ossia quell’apprendimento attivo in cui il discente sperimenta e acquisisce conoscenza, come accade nei serious game, simulazioni virtuali ludiche dentro cui, lo studente, all’interno di un contesto interattivo, sperimenta un percorso formativo. I sistem di virtual reality incarnano un nuovo tipo di formazione che considera il modello di “apprendimento esperienziale in contesti virtuali” come un’opportunità per accrescerne le potenzialità.

L’accurata analisi delle dinamiche che sprigiona il serious game, dal coinvolgimento spaziale, corporeo, mentale, evidenziano le potenzialità educative del mezzo. Realtà e virtualità, rappresentano dunque un aspetto interessante di sviluppo dell’e-learning, al centro del dibattito educativo al fine di stimolare i processi cognitivi ed affettivo-motivazionali, essenziali in un percorso di istruzione.

La Nirchi ri-considera il modello di apprendimento esperienziale che riscuote interesse da oltre 40 anni nel mondo formativo-professionale e lo trasferisce alla comunità virtuale; l’apprendimento esperienziale per sua natura valorizza l'”apprendimento attivo”, in cui lo studente porta attività “autentiche”, legate a problemi veri, che rimandano a contesti di vita reali. Il fine è quello di potenziare lo sviluppo cognitivo ed emozionale dei giovani, anziché penalizzarlo.

App Digital Education –Mixed Approach e sperimentazione didattica nelle scuole dell’infanzia di Veronica Lo Presti

L’indebolimento educativo porta ad un indebolimento socio-politico in cui il cittadino si sente smarrito e senza punti di riferimento. Il rapporto tra inclusione sociale, prospettive occupazionali e cittadinanza passa, inevitabilmente, attraverso due istituzioni fondamentali: famiglia e scuola. Si pone, dunque, la necessità dello sviluppo della citizenship alla base del processo di socializzazione e ai primordi dello sviluppo delle abilità e delle competenze dei futuri giovani. Si può educare tra carta, matita e uso di app, fin dalla prima infanzia?

Il saggio offre una riflessione sull’uso di contenuti digitali nella didattica delle scuole dell’infanzia e un’opportunità di dibattito sugli approcci di ricerca, mediante il progetto dell’Osservatorio“Mediamonitor Minori” della Sapienza di Roma “Media Usage in Pre-school. Analysis and Evaluation of the Influence of Technology on the Socialization of Children between 0-6. a cui hanno collaborato sociologi, esperti di comunicazione e processi culturali, psicologi, statistici. La co-progettazione è stata un elemento fondante dello studio. Il gruppo di ricerca è impegnato nella fase osservativo/sperimentale sul campo e sono in fase di avvio i micro esperimenti in 4 casi di studio. Una ricerca sperimentale che potrà rivelare modalità nuove di interazione e di apprendimento.

Su misura. Un servizio per valutare, progettare, migliorare di Andrea Giacomantonio, Licia Piancastelli

Didattica su misura in un dialogo costruttivo tra scuola e tecnologia per un servizio di valutazione informatizzato, dove per valutazione si intende dare valore alla persona, non dare un giudizio. Il contributo è focalizzato su un progetto in cui è la formazione che si adatta alle caratteristiche dello studente; un autentico lavoro sartoriale. La sete di sapere è uguale per tutti e l’insegnamento non deve generare mortificazione e/o rinuncia.

Comprendere le cause di successi ed in-successi non solo del singolo, ma anche della classe e dell’istituto in grado di autovalutarsi, favorisce l’elaborazione di piani di miglioramento, come richiesto alla scuole all’interno del Sistema Nazionale di Valautazione (SNV); una valutazione che si ri-genera ogni volta, valorizzando l’esperienza e i suoi suggerimenti.  Stiamo parlando di un servizio proposto dalla casa editrice Anicia.

Questo servizio è disponibile e accessibile a tutte le scuole e docenti, grazie alla sua modalità e fruizione digitale. I profili non sono una certezza scientifica, sono sempre un’interpretazione ma in questo modo ci si può avvicinare alla funzione primaria, secondaria e terziaria della scuola, ossia la sua capacità di “dare valore” di aiutare a diventare forti.

PARTE SECONDA – RIPENSARE GLI AMBIENTI DI APPRENDIMENTO

Capitolo quarto -Apprendimento, virtualità, ibridismo, pratiche possibili di Pierfranco Malizia- Gaia Moretti

Il contributo si concentra sul fenomeno trasformativo insito nelle nuove tecnologie. Le comunità per apprendere sono tipiche della formazione professionale più che di quella scolastica. Si parte dal significato delle comunità per apprendere, che sono costituite da partecipanti che posseggono bagagli propri; allo stesso modo la comunità di apprendimento può attivare in modo partecipativo la conoscenza tra docenti e studenti attraverso le fasi di co-progettazzione, organizzazione e facilitazione nel percorso di apprendimento.

Attraverso l’analisi di un progetto accademico, si relaziona la dimensione della comunità affine a una virtual community of practice e le sue potenzialità. I casi sono rappresentati dalle ricerche realizzate nella UNISINOS – Universidade do Vale dos Rios dos Sinos, Rio Grande do Sul, Brasile, da parte del gruppo di ricerca in Educazione Digitale Gp-edu/Cnpq, attivo dal 1998. Le tecnologie non solo devono essere utilizzate ma vissute.

Sul serio o per gioco? Potenzialità e limiti dei serious game in campo educativo – Alfredo Imbellone, Giada Marinensi

Giochi educativi supportati dalle tecnologie, un campo ancora vergine dal punto di vista epistemologico, ma che presenta caratteristiche e potenzialità formative ampie ed efficaci. Il saggio, infatti, ci offre una rassegna dettagliata sullo stato dell’arte nel campo dei giochi educativi supportati dalle tecnologie. Lo studio si basa essenzialmente sulla differenza tra approccio narrotologico e ludologico del gioco educativo, vale a dire, la narratologia basa il gioco sul dipanarsi delle sequenze narrative, pertanto sul contenuto, mentre la ludologia si basa sugli elementi formali di un gioco. Il settore dei serious game educativi è senza dubbio promettente e vivace, ma sconta alcuni elementi di debolezza e immaturità, una sfida per educatori e sviluppatori.

 ICT per il Lifelong Learning e l’educazione degli adulti in prospettiva europea di Stefania Capogna

Nuovi modelli di apprendimento; la modernizzazione dell’istruzione superiore; la nuova professionalità docente e il suo spazio di elaborazione, queste le linee essenziali per un autentico ripensamento pedagogico. La creazione di uno spazio tecno-sociale in grado di sfruttare le nuove tecnologie e di far dialogare tutte le risorse (umane e non umane che popolano lo spazio virtuale-reale dell’apprendimento), in cui permane il valore e la priorità del fattore umano su quello tecnologico.

Attualmente sono 85 i corsi di studio erogati da università convenzionali, di cui 58 offerti in modalità doppia, mentre il resto è realizzato dalle 11 università telematiche riconosciute dal Miur. In accordo con gli impegni assunti dal nostro Governo nel Processo di Bologna (processo di convergenza dei vari sistemi di istruzione superiore europei iniziato nel 1999), la Link Campus University intende sviluppare un sistema fondato sui seguenti principi: flessibilità, accessibilità, competitività, innovazione.

Un ambiente dove il modello pedagogico adottato sia fondato sulla partecipazione e la costruzione collettiva della conoscenza e su un approccio interdisciplinare interessato a riconoscere e inglobare tutte le esperienze educative, sociali e professionali degli studenti che popolano la comunità accademica.

Un centro di servizi, dunque, in grado di mediare tra ricerca, formazione e sviluppo di nuove competenze per il docente del XXI secolo, ove la dimensione tecnologica appare strettamente interconnessa con quella metodologica e comunicativo-motivazionale, in virtù della centralità assegnata alla dimensione interattiva che accompagna tutto il processo di apprendimento. La creazione di un centro servizi è funzionale a orientare ogni sperimentazione e innovazione verso obiettivi comuni, evitando la frammentazione delle iniziative.

PARTE TERZA – IMPLICAZIONI PER LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI

 E-learning e aggiornamento professionale: un connubio sinergico di Roberto Orazi

Ricerca sul ruolo delle tecnologie nella formazione e riqualificazione professionale, attraverso l’analisi del case study dell’Istituto Enrico Fermi di Perugia che eroga corsi di formazione in modalità e-learning in ambito sanitario e medico. Corsi mediati da piattaforme tecnologiche, LMS (Learning Mangement System), così da garantire una formazione continua, accessibile in ogni momento, in modalità online.

La ricerca intende mostrare se e come un corso online sia in grado di sviluppare un vantaggio sul piano dell’apprendimento negli adulti, con un impatto positivo nel mondo del lavoro dove le trasformazioni sono sempre più profonde e repentine. La tecnologia, dunque, come supporto per potenziare e sviluppare capacità di apprendimento nello studente.

La sfida dell’Open learning chiama l’Università a misurarsi con il carico innovativo dei MOOC di Stefania Nirchi

La ricercatrice ci permette, attraverso un efficace excursus storico sul concetto di “educazione aperta”, di ricollegarci con le più innovative buone pratiche di Open Access e di Open Educational Resources nell’ambito educativo, entro il quale ridisegnare il dialogo tra l’alta formazione e l’apprendimento informale. Punto nodale i MOOC ((Massive Open Online Courses) e la loro portata innovativa in ambito accademico. La conoscenza “aperta” si basa sulla gratuità e la libera circolazione.

Dall’Open Univesity nel 1969 nel Regno Uniti agli scenari attuali. Risorse educative in rete, aperte verso la conoscenza di tutti e per tutti. L’apprendimento in ogni tempo è “open” se c’è la volontà e la lungimiranza cognitiva ed emozionale di renderlo tale; l’uso consapevole delle tecnologie potrebbe contribuire all’apertura socio-educativa e allo scambio di conoscenza-esperienza.

Prospettive di MOOC italiane e internazionali di Maurizio Pattoia

Il saggio ci offre uno spazio di riflessione sulle prospettive dell’apprendimento in modalità MOOC ((Massive Open Online Courses), a livello universitario, citando i consorzi accademici più conosciuti,  Coursera, Udacity, edX, Canvas. In particolare il ricercatore analizza la recente pubblicazione dei risultati di uno studio condotto dall’HarvardX Research Committee, organo dell’Harvard University e l’Office of Digital Learning del MIT (Massachusetts Institute of Technology), che analizza 70 corsi comprendenti un vasto spettro di argomenti scientifici ed umanistici. Dall’attenta analisi qualitativa risulta che la spinta maggiore nel seguire i corsi sia quella certificativa. L’iniziativa più importante in Europa per ciò che riguarda i MOOC, almeno dal punto di vista istituzionale, è quella che rientra nel progetto Open Education Europa7 (OEE) della Commissione Europea.

Tra i paesi più attivi, Regno Unito e Spagna; in Italia, Uninettuno, consorzio universitario nel campo della open and distance learning university. Attualmente, le assi su cui ruota l’education sono,  sostanzialmente tre: quella economica, quella tecnologica e quella di marketing. Solamente a seguire intervengono quella pedagogica, quella didattica e quella sociale. La sfida sta proprio nel ribaltare questa tendenza. Un consorzio, prevalentemente universitario, per l’erogazione di MOOC, tutto italiano, denominato EduOpen15, si sta affermando, con la possibilità di certificare i crediti universitari a livello europeo e ad erogare corsi in altre lingue di “eurolandia”, diverse dall’italiano.

Connettivismo e reti educative di Agnese Rosati

Il saggio parte dalla riflessione che nacque dieci anni fa, alla luce di una serie di ricerche educative da parte delle Università di Ferrara e di Perugia sul rapporto tra didattica e pedagogia in contesti di educazione formale ed educazione non formale.

In primo piano emergono modelli educativi, bisogni, attese e proposte educative, nell’ambito di un sistema complesso articolato in “nodi” di una rete comune, considerando il sapere in una dimensione unitaria e non dogmatica. La scelta dei modelli formativi, l’individuazione delle attese e dei bisogni formativi rilevati, le risposte educative, in una visione complessa ed unitaria del sapere, diventano “nodi” di una rete educativa.

Un processo che evoca il connettivismo di Simmens, in cui la rete diviene spazio di incontro, modello e forma di interazione fra soggetti, informazioni ed esperienze che rendono l’apprendimento anche un processo di auto-organizzazione. Apprendimento e conoscenza avvengono quando la persona instaura connessioni fra aree di sapere, idee, concetti e opinioni. Riformulare interrogativi sulle finalità educative e, dunque, anche sugli obiettivi da individuare, diviene metodo, bisogno e risposta aperta. L’espressione rete assume e modella e articola il discorso pedagogico che interpreta e riflette l’evoluzione culturale umana, aperto all’ascolto delle domande che manifestano i bisogni di formazione.

Il modo in cui è posta la domanda di educazione ridefinisce il problema e orienta verso possibili risposte, che dovranno nascere dal confronto scientifico fra saperi.

 Insegnare nel XXI secolo. L’università tra sfida digitale qualità dell’insegnamento di Stefania Capogna

Capogna, nella più assoluta e trasparente onestà intellettuale, evidenzia come qualsiasi dibattito sulla definizione di standard di qualità dell’e-learning non possa escludere una riflessione sulla qualità della  didattica e sul significato di un’interazione positiva tra docente e studenti.

Attraverso un’attenta analisi delle specificità delle competenze comunicative, sociali ed emozionali e sui processi di incorporazione delle ICT nelle pratiche educative e nell’azione didattica, emerge in modo naturale un corpus di competenze emergenti per insegnare nell’era digitale, attraverso un uso consapevole delle TAC (Tecnologie per l’Apprendimento e la Conoscenza).

L’analisi delle competenze strategiche, emergenti rispetto alle nuove tecnologie, mette in evidenza la loro centralità nella progettazione educativa. Accanto alle competenze comunicative (sia in presenza che a distanza), relazionali e di leadership spiccano le competenze digitali per la loro integrazione/valorizzazione nelle pratiche didattiche. Un’esigenza formativa che traspare, in modo  lucido, nella ricerca “Modernisation of Higher Education. Improving the quality of teaching and learning in Europe’s higher education institutions (2013).

La qualità dell’apprendimento online non è solo una sfida per l’aula ma è una sfida per l’intero modello di istruzione. Il docente è un mediatore, un facilitatore della conoscenza. Necessario, dunque, migliorare le abilità metodologiche, sociali e comunicative al fine di rafforzare la comunicazione e l’interazione. La ricerca sociale svolge un ruolo fondamentale nell’osservazione delle interazioni in classe e nella ri-progettazione di interventi educativi in senso lato.

Le abilità sociali, tra le 8 competenze chiavi definite a livello europeo, svolgono un ruolo centrale e, a tale fine, Capogna si ricollega alle quattro dimensioni della “socialità”, stabilite da Campoglio e Cardosio: comunicazione interpersonale; leadership educativa con cui si definiscono obiettivi, ruoli, compiti, attività, flussi e carichi di lavoro; la capacità di problem solving e problem setting così da sviluppare nei ragazzi le capacità di auto-correzione attivata dalla riflessività e dall’acquisizione di consapevolezza; e, infine, capacità di gestione positiva e costruttiva del conflitto e del processo decisionale.

Nell’uso delle TAC è essenziale leggere il non verbale e lo sviluppo delle competenze emozionali, così che lo studente possa gestire il “suo” processo di apprendimento, superando momenti di frustazione cognitiva rispetto all’acquisizione di nuove conoscenze.

Il medium è un mezzo sociale nel quale l’utente si conosce e riconosce e, pertanto, la qualità dell’educazione digitale non è più un tema esclusivo per tecnici e tecnologi, ma una sfida per gli scienziati sociali, chiamati sia a prospettare un nuovo umanesimo delle tecnologie digitali che ad indicare scenari di cambiamento innovazione sostenibili e umanizzanti.

NUOVE COMPETENZE PER UNA NUOVA SOCIETA’

Edusemiotica del virtuale di Rita Minello

Il contributo focalizza l’attenzione sugli scenari da esplorare dell’edusemiotica, applicata al digitale, considerando il potenziale educativo dell’extra-linguistico (immagini, video, suoni) e di come si stia affermando un codice comunicativo fortemente simbolico, che richiede strumenti di comprensione per “leggere” il suo potere trasformativo.

Un individuo reagisce alla scuola, come un testo, perciò gli utenti della scuola rispondono come i lettori, secondo i loro codici interpretativi; alla scuola va applicata la capacità di alfabetizzazione ambientale funzionale, ossia quella abilità in grado di comprendere un ambiente e rispondere in modo appropriato, rileggendo gli ambienti in termini culturali.

Secondo la prospettiva edusemiotica il mondo delle tecnologie digitali, multimediali e della realtà virtuale rappresenta una nuova e potente risorsa educativa per insegnanti e studenti. In particolare, sostiene forme di cambiamento equilibrate e auto-correttive, rafforza forme di autocontrollo e auto-correzione durante il processo di apprendimento.

La prospettiva transmediale della digital education di Ida Cortoni

La nostra società e sempre più “preda” e “fonte” di trans-media, in cui le dinamiche produttive, comportamentali e culturali si manifestano su più piattaforme digitali, caratterizzate dalla capacità di trasmissione di conoscenza, raccontare storie, veicolare informazioni, condividere idee, esperienze, sviluppare forme di intrattenimento, così da contributore alla definizione di una nuova forma di capitale sociale e culturale.

Blogger, youtuber, narrazioni online, si affermano fuori dai circuiti tradizionali del broadcasting. L’user crossmediale sviluppa nuove competenze di lettura critica del testo mediale, grazie alla pratica e ai processi di immersione nella cultura partecipativa. Assistiamo, dunque, ad opportunità di approfondimento su più ambiti disciplinari. Partendo dai risultatati delle indagini sociologiche si può intervenire per la progettazione e la costruzione di processi formativi puntuali e coerenti ai cambiamenti socioculturali, senza perdere di vita la componente umana.

Understanding Web. Competenze per una “crescita intelligente” di Annalisa Buffardi

Il contributo è focalizzato sull’opportunità che offre la filosofia di condivisione e partecipazione che è sottesa alle radici della stessa nascita di Internet. II principio della comunicazione aperta, della condivisione delle informazioni e della costruzione collaborativa rappresentano valori fondanti di Internet ed esprimono ‘la cultura dei suoi creatori’.

Uno dei diffusori di questo tipo di crescita socio-culturale ed economica, sono i laboratori territoriali, degli Innovation Lab o dei Contamination Lab, che favoriscono la contaminazione tra istituzioni formative, imprenditori, investitori, giovani, aziende.

Un apprendimento esperienziale evocato anche nel Piano Nazionale Scuola Digitale 2015  per avvicinare scuola, società, giovani e mondo del lavoro. La cultura della partecipazione che accompagna la diffusione delle nuove tecnologie entra nelle aule come visione pedagogica, che si nutre del cambiamento socio-tecnologico in atto.

PARTE SESTA -PER UN’EDUCAZIONE “SOCIAL”

ICT e education: innovazione nei percorsi di apprendimento e valorizzazione di un uso consapevole di Emma Pietrafesa, Sara Stabile, Maria Cristina Dentici, Rosina Bentivenga

Il contributo dei ricercatori mira a sottolineare come l’apprendimento non venga impoverito dalla tecnologia, ma arricchito da tutti quegli aspetti che caratterizzano le attività sociali e condivise, se ben progettato; si prevede un uso di Internet con un giusto mix tra atteggiamenti corretti, uso di specifici strumenti informatici, supportato dal sostegno degli adulti. Infatti, molto spesso gli studenti sono abili nel barcamenarsi in “rete” ma spesso le loro competenze non vanno oltre la mera “destrezza digitale”; compito della scuola, in ordine al suo mandato sociale, è quello di accompagnare le persone verso la “saggezza digitale”.

La “saggezza digitale” permette di utilizzare le tecnologie per accedere alla conoscenza e potenziare così le capacità cognitive. Le esigenze esplicite e/o implicite possono trasformarsi in percorsi di innovazione didattica.

Da una recente indagine dell’Università Milano-Bicocca risulta che la conoscenza dei nuovi media tra gli studenti delle scuole lombarde sia scarsa; due studenti su tre, non sa come funzioni Wikipedia. L’informazione e la condivisione istantanea non lascia abbastanza tempo alla riflessione, interiorizzazione e ricezione del messaggio e pertanto si im-pone la guida di una saggezza digitale.

La scuola può educare a diventare consumatori critici dei servizi digitali e dei canali media, favorendo scelte consapevoli.

Educare social: sistema educativo ed educazione ai social media di Maria Chiara De Angelis

Quale è il ruolo dei social network nel processo culturale dei giovani; come coniugare la promozione del pieno sviluppo della persona, dei suoi diritti con un uso spesso indiscriminato degli stessi?  La consapevolezza della responsabilità sociale, che implica l’uso del web, e la necessità di promuovere comportamenti idonei nelle molteplici situazioni che la navigazione può presentare rappresentano il focus specifico di questo saggio.

Documenti, ricerche a livello europeo come  EU Kids Online: European Strategy for a Better Internet for Children “ci raccontano” come l’educazione tra pari (tra persone della stessa età) sia una strategia educativa informale, finalizzata ad attivare un processo naturale di apprendimento e di sviluppo di competenze psicosociali.

La complessità, in cui siamo inseriti, richiede sia nei giovani che negli adulti dimensioni di apertura, flessibilità mentale, esercizio del dubbio e attitudine alla scoperta, tratti di una forma di intelligenza che i Greci chiamavano métis, in grado di capovolgere le regole di gioco di fronte a situazioni imprevedibili, di modificare i rapporti di forza, nonostante le difficoltà pratiche e i rischi nei quali ci si imbatte.

Un’innovazione che marca nettamente la differenza tra saperi e stili di apprendimento informale e non formale, i quali corrono velocemente e autonomamente rispetto alla capacità della scuola di assorbirli e valorizzarli. Due mondi paralleli che chiedono di essere integrati in una valorizzazione dell’individuo in ogni fase della sua vita.

Verso una comunità che apprende

Che la digitalizzazione della conoscenza e dei comportamenti subita e non agita sia un limite allo sviluppo delle capacità dell’uomo è un dato indubbio, ma proprio per questo è necessario attivare strumenti pedagogici che inglobino le competenze digitali in un processo critico, sfruttandone a pieno le potenzialità, senza compromettere le facoltà cognitive ed emozionali della “comunità che apprende”.

 

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