Energia rinnovabile. L’Olanda fa causa allo Stato e l’Italia punta sull’idrogeno

Entro il 2025, come ha stabilito il Palmento Europeo fin dal 2007 con l’approvazione della “DichiarazioneSMOG INQUINAMENTO sull’instaurazione di un’economia verde” tutti i Paesi-membri dell’UE, dovranno adottare una “tecnologia d’immagazzinaggio delle celle a combustibile a idrogeno”.
E ci sono paesi membri “ubbidienti”, sicuramente sensibili a ri-creare l’equilibrio dell’eco sistema, che hanno iniziato il percorso anche legislativo per arrivare alla fatidica data del 2025, in linea con la decisione europea.

È della prima settimana di Aprile 2016, la notizia che il Governo olandese ha approvato, in prima istanza, il provvedimento che vieterà dal 2025 la vendita di automobili alimentate dalla benzina o dal gasolio. Il provvedimento, proposto dal partito socialdemocratico PvdA è stato sostenuto dai deputati del Liberal Democratic D66, dai verdi  del GroenLinks e dai conservatori di centro della CristenUnie;  uniti hanno superato la pur forte opposizione dei rappresentanti della Destra VVD.

 

L’obbligo legale di salvaguardare la salute collettiva

disegno simbolo giudiceDecisiva nell’agevolare l’iter legislativo anti combustibili fossili è stata la sentenza del Tribunale della Corte distrettuale dell’Aja del giugno 2015, la quale ha condannato il Governo olandese perché non abbastanza attento nella difesa della salute dei suoi cittadini, dai pericoli determinati dal cambiamento climatico,  ordinando al Governo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 25%  da subito  (ossia dal 2015) al 2025.

Il giudice Hans Hofhuis, della Corte dell’Aja,  nelle motivazioni della  sentenza,  ha scritto: “ Lo Stato deve fare di più per scongiurare i rischi e migliorare l’ambiente in cui vivono i propri cittadini. Di conseguenza, non può nascondersi dietro la scusa, che la soluzione al problema del clima globale non dipende solo dagli sforzi dell’Olanda”.

Il processo ha avuto luogo a seguito della class action di 900 olandesi, capitanati dalla Ong “Urgenda Foundation”,  basandosi sul fondamento giuridico che prevede che lo Stato debba salvaguardare la salute collettiva.  Una sentenza storica perché per la prima volta un tribunale ha “condannato ” un governo per non impegnarsi come dovrebbe per il benessere dei suoi cittadini e stabilisce, per usare le parole di Faiza Oulahsen di Greenpeace Olanda: ” l’obbligo legale dei governi di proteggere i propri cittadini”.

E si che l’Olanda, negli anni precedenti alla sentenza, aveva già adottato delle misure nell’ambito delle disegno giudicepolitiche eco-sostenibili. Nel 2013 aveva preso accordi con organizzazioni indipendenti per l’isolamento termico degli edifici, oltre ad aver deciso di chiudere le centrali a carbone, di incrementare l’uso dei mulini a vento ed energia solare, di ridurre l’estrazione di gas nel nord del Paese. Un insieme d’iniziative con le quali si prevedeva una riduzione di emissione della CO2 del 17% entro il 2020.

 

Cos’è la “Zero-Emission Vehicle Alliance”

Inoltre nel dicembre del 2015 l’Olanda, unita a 8 Stati degli USA e 4 nazioni ha formato la “Zero-Emission Vehicle Alliance”.  Gli Stati sono oltre i già citati Paesi Bassi, la California, Connecticut, Maryland, Massachusetts, New York, Oregon, Rhode Island, e Vermont, Quebec, Germania, Norvegia e Regno Unito.

L’obiettivo della “Alliance”, utilizzando il modello della COP21 (XXI Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, Parigi 2015) è quello di ridurre le emissioni di gas serra, stimolando l’aumento delle vendite delle autovetture elettriche, per giungere al 2050 all’uso esclusivo dei veicoli eco-compatibili. Un obiettivo ambizioso, ma probabilmente realizzabile se si tiene conto che gli Stati della Zero Emission Vehicle Alliance, se rappresentano solo il 7% del mercato mondiale delle vendite delle macchine, costituiscono,  però, il 38% delle vendite di macchine elettriche.  Sono, quindi, leader mondiali del settore dei veicoli a emissioni zero.

 

Italia. Ai primi posti per le fonti rinnovabili, ma non per le auto

Modello macchina a idrogeno

Modello macchina a idrogeno

In Italia le fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, eolico, geotermico, biomasse) coprono il 42% della domanda elettrica. Gli stili di vita cambiano, la collettività dimostra sensibilità verso i problemi climatici, ma nell’ambito della mobilità la macchina a motore a scoppio continua a essere protagonista. Siamo il paese, nella comunità europea, ad avere il maggior numero di veicoli: 606 vetture ogni 1.000 abitanti, rispetto a una media europea di 473 auto.

Le amministrazioni locali sembrano scoraggiare l’uso della macchina, ma anche a causa di economico-commerciali, non sviluppano modelli  alternativi, come ad esempio efficaci reti di trasporto pubblico, meglio se con mezzi elettrici.
Una timida speranza si è accesa dalle parole del Ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, quando partecipando al Convegno “ Il Futuro della Mobilità Sostenibile”, che si è svolto a Torino il 18 marzo 2016, ha dichiarato che è possibile attuare il progetto che prevede la costruzione di stazioni di rifornimento per automobili elettriche, perché non richiedono grandi investimenti: “Il governo investirà 32 milioni di euro con il piano nazionale infrastrutture elettriche nei prossimi due anni e mezzo per 20.000 stazioni di ricarica”.

L’idrogeno, il vettore energetico del futuro

Ancora più promettente, ci appare la notizia che apprendiamo da “Researchitaly.it”:legami a idrogeno l’Italia è prossima alla produzione d’idrogeno.
L’idrogeno è considerato il vettore energetico del futuro, un protagonista, perché in grado di soddisfare il fabbisogno di energia in sostituzione a quella prodotta dai combustibili fossili. Da molto tempo, ad esempio si parla dell’automobile a idrogeno, che risolverebbe il problema dell’inquinamento causato dal traffico, perché produrrebbe come unica emissione di scarto l’acqua. Come lo stesso nome indica, idrogeno, infatti, deriva dal greco , hýdor “acqua” e dalla radice γεν   “generare”, quindi «generatore d’acqua».

L’idrogeno è un gas infiammabile, ma tra i gas presenti sulla Terra, rappresenta soltanto l’1% è idrogeno. Per farne l’energia del futuro (non solo quindi nell’impiego per autotrazione) è necessario imparare a produrlo attraverso processi “puliti”, evitando la produzione dello stesso dai combustibili fossili, stoccarlo e trasportarlo in maniera semplice e poco costosa.

E a queste necessità sembra rispondere il gruppo di ricerca costituito dall’Università di Trieste, l’Istituto ICCOM-CNR e il Consorzio INSTM, coordinato dal professore Paolo Fornasiero e il professore Christopher B. Murray della University of Pennsylvania.

Come leggiamo sul magazine on line Reesearchitaly,  il gruppo “ha messo a punto una metodologia per produrre velocemente e in maniera sostenibile idrogeno da nano bastoncini di biossido di titanio a partire da composti derivati da biomasse”.  Spiega il professor Paolo Fornasiero : “ L’idea di base è riuscire a produrre idrogeno da nulla più che la luce del sole, un catalizzatore e dei composti che si possono ottenere dalle biomasse: in questo modo non lo dovremmo produrre da combustibili fossili, il cui sfruttamento ha un notevole impatto sul riscaldamento globale; se potessimo ottenere l’idrogeno in modo davvero rinnovabile  e sostenibile, allora entreremmo in una nuova era energetica“. I risultati  dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica: “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

H2Chissà se non sarà il contributo della scienza italiana a permettere a tutti gli Stati-Membri dell’UE a rispettare il diktat europeo del 2025 e a permettere a noi, di preservare la nostra salute, di rispettare con la dovuta responsabilità l’ambiente in cui viviamo, a porre un freno alle minacce del cambiamento climatico per noi ma soprattutto per le generazioni future.

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