Antibiotico vintage, speranza per un futuro contro la resistenza batterica

Viene dal passato la speranza per combattere e vincere la guerra contro la resistenza dei batteri agli antibiotici attualmente conosciuti.
Secondo i ricercatori dell’ateneo australiano Queensland Institute for Molecular Bioscience le octapeptine, scoperte alla fine degli anni ’70 del Novecento, ma non usate, potrebbero rivelarsi fondamentali per sviluppare nuovi farmaci in grado di debellare le infezioni causate dai batteri più pericolosi resistenti anche agli antibatterici di ultima proposta.

Gli scienziati dell’Università australiana, con la collaborazione dei colleghi della Monash University, sotto l’impulso della necessità urgente di nuovi farmaci, hanno sintetizzato il ’vecchio antibiotico’ aumentandone l’efficacia e ora sono pronti per verificare il farmaco sui modelli animali.

Questo nuovo promettente studio è stato pubblicato sulla rivista Cell Chemical Biology. L’articolo porta anche l’intervento del direttore dell’IMB Center che studia la resistenza batterica (termine internazionale, superbug) che spiega come le octapeptine, scoperte 40 anni fa, “non sono state selezionate per lo sviluppo perché c’era un’abbondanza di nuovi antibiotici, ed erano molte le persone che lavoravano nella ricerca e sviluppo di questi farmaci”. Situazione completamente capovolta nel presente, quando, nonostante il pericolo incipiente e presto imminente, come c’informa Cooper “sono pochissimi i ricercatori impegnati in questo campo” e non ci sono “nuove classi di antibiotici disponibili contro i batteri Gram-negativi”.
I Gram negativi sono i più difficili da contrastare, perché, spiega Cooper, “hanno una membrana extra spesso nascosta da una capsula o da uno strato di materiale che li camuffa dall’attacco dei medicinali e dal nostro sistema immunitario”.

L’octapeptina, invece, ha mostrato una reazione molto attiva contro i Gram negativi, superiore alla colistina, l’antibiotico finora più efficace contro la maggior parte dei batteri Gram negativi “con il vantaggio” aggiunge Cooper “di essere meno tossica per i reni”.

L’allerta dell’Oms

L’urgenza di sviluppare una nuova generazione di antibiotici è stata ricordata, ancora una volta, dalla relazione dell’OSM del 2017. Tra le infezioni resistenti agli antimicrobici l’Organizzazione ha incluso la tubercolosi che uccide annualmente nel mondo circa 250mila e 12 classi di patogeni prioritari che determinano infezioni comuni come la polmonite o le infezioni alle vie urinarie che mostrano resistenza agli antibiotici tradizionali, soffermandosi sulla mancanza di trattamenti contro gli agenti patogeni Gram-negativi, tra cui Acinetobacter ed Enterobacteriaceae, che rappresentano un pericolo negli ospedali.

Di contro nell’indagine che ha condotto nel campo dello sviluppo clinico, tra i 51 nuovi antibiotici e farmaci biologici ne ha classificati soltanto 8 come validi trattamenti innovativi.

Per trovare le misure di contrasto necessarie all’incombente minaccia l’OMS e il DNDi (Drugs for Neglected Diseases Initiative) hanno dato vita nel settembre 2017 al GARDP (Global Partnership per la ricerca e lo sviluppo di antibiotici), finanziato da oltre 56 milioni di euro, grazie ai contributi di Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera, Irlanda del Nord, Regno Unito, Sud Africa e il centro di ricerca Wellcome Trust.

 

Foto di copertina: photo tratte dal fumetto di Claudia Flandoli

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