Annales 2.0. Il patrimonio culturale del terzo millennio

immagine presa da.infn.it

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Il patrimonio culturale, paesaggistico e archeologico racchiude la stessa essenza di un popolo, di un paese, la sua “eredità”, così com è definito dalla terminologia anglosassone “heritage”, letteralmente, eredità, retaggio culturale. La sua conservazione, promozione, interpretazione, valorizzazione e gestione rappresenta un’autentica scienza nella sua valenza illuministica ed illuminante. Un filo sottile e altamente resistente che collega passato, presente e futuro  e che si “allea” in modo vigoroso e trasparente a svariate discipline in una dimensione di innovazione socio-tecnologica. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.

Quando si parla di tutelare un determinato bene  si intende  proteggerlo e conservarlo, nonché valorizzarlo, riconoscendone l’interesse culturale  al fine di renderlo fruibile dall’intera comunità, in quanto bene comune. Conservare un reperto significa avviare operazioni ben strutturate di salvaguardia dell’identità ed efficienza funzionale del bene, anche attraverso una prevenzione dei rischi legati al contesto di appartenenza. Per questo negli anni si è resa sempre più urgente la necessità di creare reti di ricerca distribuite sul territorio, una serie di laboratori altamente specializzati e di risorse strumentali fisse, archivi fisici e digitali; insomma una filiera di analisi e ricerca interamente a disposizione della comunità scientifica e produttiva con il fine di restituire il bene artistico, ai sui legittimi proprietari, ai fruitori dello stesso.
E-RIHS. La tecnologia a servizio del Patrimonio 
In quest’ottica è nato il progetto E-RIHS (European Research Infrastructure for Heritage Science), una infrastruttura di ricerca europea, che coinvolge 18 paesi membri dell’Unione Europea e altri 11 stati sotto la guida del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) con l’obiettivo di migliorare la conservazione del patrimonio culturale, naturale e archeologico. Questa iniziativa vuole dare ampio spazio alla ricerca multidisciplinare che caratterizza lo studio della scienza del patrimonio, facilitando l’accesso a dati e risorse per la creazione di una nuova comunità di esperti del settore.
L’incontro fra ricerca, mondo accademico e istituzioni culturali è un importante passo verso il superamento della deleteria frammentazione degli interventi che in passato ha minato la salvaguardia del patrimonio culturale soprattutto nel nostro bel paese (basti pensare ai siti archeologici tras-curati, primo fra tutti Pompei).
L’ Italia svolge il ruolo di capofila mediante il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ed altri centrri di ricerca ed enti italiani, tra cui l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), l’Opificio delle Pietre Dure (OPD), il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM).
Cooperazione tra le scienze, la chiave di interpretazione della storia
L’applicazione delle metodologie  sofisticate e di strumentazioni raffinate al tesoro del passato apre la strada a discipline quali la chimica, la fisica e l’informatica notoriamente lontane dalla storia intesa come lettura e interpretazione del passato.
Marc Bloch, grande medievista, definiva la storia uno strumento per interpretare non solo il passato, ma per com-prendere il presente e costruire un futuro migliore. Insieme al caro amico Lucien Febvre  costituì Annales, rivista storiografica dal carattere fortemente innovativo,  con l’idea di creare e difendere la cooperazione fra le scienze: la storia per essere esaustiva necessitava dell’ausilio della sociologia, della geografia dell’antropologia, della psicologia.
Probabilmente, entrambi sarebbero felici di ospitare fra i reperti del passato, le tecnologie più moderne che procedendo a grande velocità possono favorire la nostra crescita culturale nonché economica.
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