Il ritorno in Liguria di Claude Monet

Andare al mare vuol dire appropriarsi dei raggi del sole, godere del refrigerio delle sue acque, respirare aria salmastra ed inalare profumi diversi.

Ma nell’ottocento andare a svernare in Riviera era appropriarsi del mare, del sole, dell’acqua e del vento quasi come il rubare alla natura una parte di qualcosa che era di tutti. E questi “ladri” furono principalmente personaggi famosi quali Dickens, Byron, Shelley, Offenbach, Verne, Dumas, ed infiniti altri. Tutti seppero lasciare le loro impressioni su questo sottile lembo di terra e che recò loro, senz’altro, emozioni.

L’incontro che fece Claude Monet con queste zone marine in pieno inverno fu talmente prorompente che la sua pittura ebbe una scossa dalla quale scaturì lo stile vero e proprio del pittore francese. Con l’amico Renoir aveva intrapreso un primo viaggio in Liguria, ma nel gennaio del 1884 e per 4 mesi, vi soggiornò trasportato dalla luce dei luoghi e dei colori. Volle godere in solitudine di queste particolari bellezze e restò affascinato dai giardini di Moreno, da lui definiti fantasmagorici, perché vi crescevano spontaneamente piante di ogni genere, quasi un bouquet composto da ulivi, aranci, limoni, mandarini, palme ed arbusti esotici. Prese alloggio a Bordighera presso la pensione Anglaise e cominciò a dipingere arenili con dame dai vestiti velati, promenade ove ombrellini ricamati e con trine proteggevano il capo di belle dame. Ma se Il sole qualche volta superava le velette ed i cappelli delle signore e portava colori rosati sulle loro  gote, Monet ne coglieva i riflessi.

Amava pure girovagare in carrozza e visitare altri luoghi, così coglieva e riportava quelle immagini su tela dando loro l’impronta personale di quello che sarà poi definito il suo più prolifico impressionismo. Amò particolarmente il paese di Dolceacqua quasi che il suo nome fosse abbinato al quadro “il levar del sole” infatti il riprodurre il blue del cielo fu per lui una specie di scommessa. Quel paesino arrampicato su di uno sperone di roccia lo affascinò a tal punto che ne restò colpito a lungo.  Ancora non andava di moda l’abbronzatura, così i colori dei visi erano chic solo se coperti da quel lieve tocco di cipria, e Monet seppe farli risaltare in modo speciale.

La costa e le colline della riviera oramai le appartenevano come una cosa sua, a tal punto che per lui fu difficile poi rievocare quei luoghi: lui stesso disse di averli vissuti così intensamente da non essere in grado di ridipingerli su tela. Guy de Maupassant, suo amico, fu testimone di queste sue tensioni emotive ed arrivò a definirlo “un cacciatore di luce e di colori.”

Perché, dunque, abbiamo intitolato questo ricordo: il ritorno di Monet in Liguria? Perché il 29 aprile è stata inaugurata una mostra di questo grande pittore a Bordighera presso la Villa Regina Margherita e nel Castello dei Doria a Dolceacqua e che protrarrà fino al 31 luglio. Quale padrino è intervenuto il Principe Alberto II di Monaco proprietario di vari dipinti, e altri provengono dal Museo Marmottan di Parigi.

I quadri, Le valée de Sasso effet de soleil, Le chateau de Dolceacqua e Montecarlo  vu de Roquebrunne, sono capolavori inseriti in un percorso pittorico creato da Deborah Bruno del MUMA del mare di Genova, mostra che segue quella già proposta a Shangai recentemente.

I visitatori sicuramente percepiranno la magia dei colori di Monet, resteranno colpiti dai suoi cieli azzurri, dalle calde pennellate che raffigurano il sole, dai fiori e da quella gioia di vivere che ha provato questo artista nel soggiornare su questa costa e che sicuramente gli ha fatto gioire e godere l’arte di vivere in un paradiso terreno.

 

 

Immagini dall’alto verso il basso: Vallée de Sasso. Effet de soleil, Le Château de Dolceacqua e Montecarlo  vu de Roquebrunne – Claude Monet- 1884, Bordighera

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