L’incredibile storia di un vagamondo verso la tempesta e la quiete

Se non sai cosa fare, se il tuo mondo ti sembra piccolo, troppo piccolo per te che hai un ‘sacco’ di sogni e che vorresti realizzare, non ti resta che diventare un vaga… mondo. Parola nuova che calza a pennello ad un personaggio che potresti incontrare ogni giorno, un uomo normale il cui lavoro, autista di bus, potrebbe anche lasciarti indifferente.

Ma se lo lasci parlare non puoi fare a meno di fermarti ad ascoltarlo, perché il suo raccontare assomiglia ad una raffica di immagini che potrebbero assomigliare a tutti i tuoi sogni di gioventù, quando avevi programmato che la tua vita avrebbe potuto essere un viaggio senza interruzione intorno al mondo. L’istantanea del suo volto vale più di cento parole, con quei capelli macchiati d’argento, ricci quanto basta per farlo assomigliare ad un gitano, sembra una calamita che unisce ed incolla espressioni che ti trascinano verso l’ignoto e l’avventura.

Parliamo di Gian Paolo Ferrari che ha venduto la sua monotona vita in cambio di una libertà vestita di mille colori. Nato su una striscia di terra bagnata dal mare, protetta da strette piane terrazzate baciate dal sole, era cosciente, fin da bambino, che fare il coltivatore sarebbe stato il suo destino e che sotto gli insegnamenti del nonno sarebbe diventato un bravo contadino.

Le onde del mare, nel loro perpetuo movimento, erano però un forte richiamo e con la loro eco remota volevano dirgli di navigare, così per farlo pensò bene di costruirsi una barca di metri 8,50 larga 3. La sua bravura di ebanista e falegname prese corpo e, dopo 8 anni di lavoro, il varo del piccolo veliero si realizzò tra lo stupore di molti. Gli diede il nome di To the storm (Verso la tempesta) e promosse la sua impresa a scopo benefico I bambini Farfalla  a favore della ricerca sull’epidermolisi bollosa.

A mare aperto e su due ruote

Con entusiasmo organizzò, sul suo guscio di legno, quel suo primo viaggio intorno al mondo in solitario, consapevole di vincere quella sfida dopo essersi posto la domanda: “Sarò capace di superare le paure che stentano a convivere con il coraggio?” Si autoconvinse di essere creativo ed autosufficiente per affrontare quella sfida e salpò verso l’ignoto.

La solitudine provata durante l’attraversata dell’oceano era stato il modo per indagare su se stesso e decise, a quel punto, di voler meglio conoscere altre libertà, e ciò voleva dire non vivere da solo ma avere contatti con il resto degli esseri umani. Decise di vendere la barca ed acquistare una moto, e via ad affrontare il giro del periplo dell’America Latina.

Quel viaggio è valso a riconoscersi un uomo nuovo, capace di sfidare le paure più impensabili, conoscere sempre più se stesso e convivere con lo stupore nel riconoscere che tutto il mondo è popolato di tante brave persone, che pur non conoscendoti, né parlando la tua lingua, si mettevano a tua disposizione per ogni tuo bisogno. Dalla difficoltà iniziale di come spedire la moto, a tutti gli inconvenienti sorti nel percorrere migliaia di chilometri. Dalle rotture dei componenti del mezzo che sembravano introvabili e che invece sono sempre stati reperiti. Alle molte ore passate sul ciglio delle strade in attesa che transitasse un mezzo di soccorso, al dormire in luoghi di fortuna,o in sacco a pelo sulle rive di fiumi od in campi di grano: tutto ciò ha concorso ad aumentare la sua meraviglia per come il mondo sia veramente bello e generoso.

Quindi il detto dei nostri nonni: “Partire con una scarpa e una ciabatta” voleva dire essere coraggiosi e perché con il cuore e la concretezza nelle proprie forze si possono superare tanti ostacoli e riuscire a vivere queste esperienze con entusiasmo ed emozione. Ma entrando nel quartiere della Boca a Buenos Aires, il nostro giramondo respira aria di casa. Risuona nelle sue orecchie una lingua conosciuta, il genovese, parlato da molti emigrati anche se un poco meno dolce e stretto, e così gli viene nostalgia della sua Italia.

Era assente da Moneglia da molti giorni, ripensando al refrain ‘Ma se ghe penso’ o alla ritmata canzoncina Baccicin vattene a ca, la voglia di rientrare nella sua terra, della sua famiglia, del lavoro, degli amici, ha preso il sopravvento perché in fondo anche una vita ‘normale’ può avere i suoi risvolti positivi.

Ma fino a quando il rombo della sua moto non riempirà nuovamente le sue orecchie e frantumerà il silenzio che lo circonda? In lui c’è già il desiderio di ripartire, di organizzare un nuovo viaggio che lo porterà ancora una volta incontro a qualche cosa di emozionante ed allora la sua prossima programmazione sarà certamente ricca di introspettive personali, di tanto entusiasmo al momento di partire e della solita nostalgia “canaglia” che lo riporterà a casa. Da Moneglia al mondo e dal mondo a casa. Un viaggio andata e ritorno, perché alla fine è proprio qui che lui vuole invecchiare.

Foto di copertina: tratta da ligurianautica.com

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3 Risposte

  1. Antonino Morgana ha detto:

    Sono stato uno dei tanti che ha partecipato alla presentazione del suo viaggio ed al varo di To The Storm. È stato un messaggio forte almeno per me, tanto che mi sono caricato così tanto che il giorno della sua presentazione, anzi il giorno prima acquistai uno scafo e per 5 anni ci lavorai . Due anni fa ho fatto il varo di Miraggio Porcellino.

  2. Antonio ha detto:

    Bell artocolo e grande persona ciao Gian

  3. Roberta prini ha detto:

    Ci avevo visto lungo…uomo di mare …omo di sostanza.Da Sesto San Giovanni a Moneglia .. di sola andata tutta la vita…perche’alla fine e’proprio qui che io vorrei invecchiare…magari con Gianpi visto che siamo vicini di casa :
    Roberta …Loc.Lambrusca

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