Storia di Belle, la nera bianca creò il Morgan Library & Museum di New York

Tra le donne il cui nome e biografia sono misconosciuti, merita certamente un posto Belle da Costa-Greene, la quale, all’inizio del Novecento ebbe il grande merito di creare (in gran parte) e di trasformare la collezione privata del banchiere John Pierpont Morgan in biblioteca e museo pubblico, l’attuale Morgan Library & Museum di New York.

Belle era nata a Washington il 13 dicembre 1883, figlia di  Richard T. Greener  primo afroamericano laureatosi a Harvard e a diventare bibliotecario presso l’Università della Caroline del Sud, e di Genevieve Fleet. Entrambi i genitori erano di razza mista,  avevano la pelle chiara e così i figli, anche se Belle nel suo certificato di nascita, fu classificata “di colore”.  E quando Richard lasciò la famiglia e anche gli States, Genevieve decise di fare punto a capo. Trasformò il cognome da Greener  a  Greene e scelse per lei e per i figli di passare come appartenenti alla razza bianca. Così la famiglia risulta nel censimento del 1905 di New York.  Belle e il fratello Russell perfezionano, poi, la decisione materna, aggiungendo l’altro cognome, da Costa, che rimandava – raccontava Belle, ma non era vero – a origini portoghesi e che spiegava la loro pelle olivastra.

Il padre si rifiutò di mantenere i figli oltre i loro 18 anni. Così Belle non poté frequentare il college; ma dal genitore aveva ereditato l’amore per i libri ed iniziò a lavorare presso la biblioteca dell’Università di Princeton. La sua passione erano i manoscritti miniati, i libri rari, come ricorda Heidi Ardizzone, autrice della sua biografia Una vita illuminata: il viaggio dal pregiudizio al privilegio (titolo originale An Illuminated Life: Belle da Costa Greene’s Journey From Prejudice to Privilege).  A Princeton riuscì presto a padroneggiare la professione e grazie anche al suo vivo interesse per i libri rari divenne il punto di riferimento del dipartimento universitario.

La sua intensa attività suscitò l’interesse del banchiere J. Pierpont Morgan, la cui vastissima raccolta di libri e manoscritti  che stava per essere trasferita nel suo edificio di New York, doveva essere organizzata.  Belle lo fece con estrema abilità: dal 1905 al 1908 riuscì ad organizzare e catalogare la vasta collezione, conquistando la totale fiducia di Morgan che la nominò sua agente, inviandola in Europa alla ricerca di manoscritti originali che potessero arricchire e ampliare la sua biblioteca.

Secondo la biografa Ardizzone, Belle Greene non tardò a diventare “probabilmente, la donna più potente del mondo dell’arte e della cultura di New York”. Svolgeva il suo lavoro con passione e zelo; era considerata “una studiosa seria” ma nella sua carriera il carattere schietto, la personalità “esuberante” e il gusto per gli abiti alla moda giocarono un ruolo importante.  Belle era brava e glamour – come diremmo oggi – e si rifiutava di vestirsi “come una bibliotecaria”, riuscendo a superare gli stereotipi associati alla sua professione.

Nei frequenti viaggi in Europa approfondì la sua conoscenza dei libri e manoscritti originali ed ampliò i suoi orizzonti sociali.  Fu molto apprezzata e supportata da Sydney Cockrell del Fitzwilliam Museum di Cambridge (RU) e del famoso storico d’arte Bernard Berenson, una vera autorità per i grandi collezionisti statunitensi e secondo la biografa il grande amore di Belle.

Nel corso degli anni, Belle aggiunse molti pezzi unici alla collezione di Morgan, perseguendo un’idea, scrive Ardizzone, rendere accessibile a tutti il tesoro culturale “tanto apprezzato dal pubblico” e che “non può rimanere rinchiuso nelle librerie dei collezionisti privati”.

Nel 1913 Morgan morì, lasciando Greene in una posizione professionale incerta: l’erede mostrò scarso interesse per la collezione, per quanto pregiata del padre e poi scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Belle tornò a lavorare nel 1920 e riprese a viaggiare per l’Europa per le sue ricerche, fino a quando nel 1924 il suo desiderio si avverò. Morgan junior decise di trasformare il grande lascito paterno (non solo libri ma anche stampe e manufatti antichi) in un’istituzione educativa pubblica e ne affidò la direzione a Belle, che seppe trasformala nel tempo in un centro mondiale per la ricerca accademica.

Gli ultimi anni furono segnati dalla malattia ma Belle lavorò fino al 1948.  L’anno successivo la Morgan Library & Mueseum le rendeva omaggio con una grande mostra con oltre 250 dei migliori pezzi acquistati da Belle, che si spense nel 1950.

Oggi la Morgan Library & Museum di New York, continuando con la doppia missione stabilita da Belle di istituzione pubblica e di servizio per gli studiosi, è più fiorente che mai, meno, a nostro avviso, la fama di Belle.

Vero è che la stessa Greene prima di morire ha distrutto gran parte della documentazione e degli articoli che parlavano di lei e quel che sappiamo lo dobbiamo all’accurata ricerca di Heide Ardizzone. La quale ci tiene a sottolineare come Belle non abbia mai intimamente rinnegato l’essere nera (gli amici lo sapevano), piuttosto “il suo operare da bianca la rese più consapevole dell’illogicità e dell’ingiustizia del pregiudizio razzista”.

Ma se non avesse nascosto la sua identità razziale difficilmente sarebbe riuscita ad avere “la rilevanza sociale e professionale” conquistata.  La socializzazione era già parte integrante del mondo degli affari dell’arte e “raramente ai tavoli di pranzo e ai salotti che contavano gli afroamericani erano benvenuti”.

Avrebbe potuto Belle soddisfare la sua ambizione professionale essendo donna e per di più nera? Facile rispondere “no” posto che ancora oggi le due condizioni continuano a essere pregiudiziali.

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