Metti il latino nel curriculum e sarai un manager migliore

Il latino una lingua morta? La eliminiamo dai programmi scolastici? Altolà, il latino è più vivo che mai, al punto che i corsi e i test d’esame nella lingua di Cicerone sono ambiti da studenti e adulti.  Perché se per i più giovani conoscere il latino vale come credito all’esame di maturità, per gli adulti votati alla carriera manageriale, l’attestato rivela predisposizione per la soluzione dei problemi e le aziende apprezzano.  Di più, sembra che la certificazione linguistica del latino, pur non raggiungendo i livelli dell’inglese, sia sempre più ricercata.

Lo conferma Silvana Rocca, ordinaria di Lingua e Letteratura Latina all’Università di Genova a Il Venerdì: “L’attestato nel curriculum ha un grande peso tra i manager – spiega la professoressa – perché le imprese lo ritengono un surplus rivelatore della capacità organizzativa e di gestione del lavoro del concorrente”.

E così nel 2012 la Consulta Universitaria di Studi Latini (CULS) ha avviato la sperimentazione della certificazione linguistica del latino, sul modello delle certificazioni linguistiche delle lingue straniere,  siglando un protocollo d’intesa con gli Uffici Scolastici Regionali della Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Ferrara e Trento; il che significa che la certificazione della lingua ottenuta nelle sedi deputate di queste città ha valenza nazionale; sono prossimi alla sottoscrizione del protocollo d’intesa il Veneto, l’Emilia Romagna e il Lazio.

Queste regioni hanno sviluppato moduli di certificazione standard anche se con differenze specifiche. Come per tutte le lingue moderne, l’attestato si modula con il livello base, diviso in A1 e A2 e il livello avanzato, diviso in B1 e B2.  I test d’esami consistono nel questionario a risposta chiusa senza dizionario e a tempo prestabilito per l’attestato del livello base; più articolato con annesse traduzioni per ottenere la certificazione avanzata.

L’obiettivo del CULS è l’elaborazione di un modello unico di certificazione a livello nazionale, che permetterà il raggiungimento del protocollo d’intesa nazionale con il MIUR.

E non finirà qui, perché, come dichiara Silvana Rocca “si punta al riconoscimento ufficiale delle competenze di latino dell’Unione Europea”. D’altronde chi più degli italiani dovrebbe averne le competenze in Europa?

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