PhDStories. La storia di Nellen, un percorso di ricerca e insegnamento

Seconda puntata  delle  PhDStories, il Professore  Wolfgang Nellen, nato nel 1949 a Velbert, in Germania, la sua fervida carriera accademica l’ha portato negli USA, di nuovo in Germania, Giordania, Giappone, Svezia ed Indonesia.

Dal 2015 il professor Nellen, insignito della Johann Gottfried Herder Fellow del  DAAD,  lavora come docente presso la Brawijaya University in Malang, Indonesia.

In modo diretto e con velo di ironico compiacimento, il professor Nellen illustra il suo avvincente percorso accademico, come sprone per le giovani generazioni, sottolineando quanto sia fondamentale il lavoro di gruppo e il sostegno reciproco.Tutto ha inizio con un docente di biologia a liceo.

La storia di Nellen

Mi chiamo Wolfgang Nellen. Sono un professore di genetica in pensione e ora professore ospite presso l‘Università Brawijaya di Malang, in Indonesia. La mia carriera ufficiale nella scienza si è conclusa e, tu che mi leggi, dovrai decidere se c’è qualcosa di utile nella mia storia o se è semplicemente obsoleta.

Iniziai ad interessarmi di biologia a scuola per via di un insegnante che attirò la mia attenzione. Era piuttosto strano perché probabilmente ero l’unico della classe a pensare che fosse davvero bravo. Mi diede una ragione per studiare biologia. Lo incontrai di nuovo un paio d’anni dopo il mio diploma, quando ero un giovane leader di un gruppo di ricerca e gli dissi che era lui il motivo della mia carriera; mi fissò e mi chiese: “Perché la pensi così?”

Ho studiato a Dusseldorf, una giovane università che aveva appena istituito il corso di biologia. Eravamo in 25. Una classe straordinaria. Eravamo legati come colla e credo che molti non avrebbero affrontato la carriera senza il supporto del gruppo. Tra l’altro 10 di questi 25 sono diventati professori di biologia.

La maggior parte di noi proseguì il dottorato di ricerca a Düsseldorf, perché non conoscevamo di meglio. Lavorare al PhD è stato divertente ma è stato anche difficile. Non esisteva praticamente remunerazione e nessun lavoro come assistente. Molti di noi lavoravano part-time come insegnante scolastico, per mantenersi e pagare l’affitto.

Dopo il dottorato ottenni un post-doc in un gruppo di ricerca molto giovane presso l’Università di Marburg. Ricordo che il mio futuro capo, durante il colloquio,  mi disse: “…E apprezzo quando non sono l’unico che lavora in laboratorio nei fine settimana”. Oh mio Dio! Non era certo niente di nuovo per me.

All’epoca, la biologia molecolare in Germania era appena all’inizio. C’era molto entusiasmo. Ricevevamo ricette segrete da Call Spring Harbour su come produrre gel di sequenziamento e un altro postdoc nel laboratorio inventò il gel di agarosio orizzontale. Era assolutamente scandaloso!

Gli esperimenti non erano basati sui kit, ma rappresentavano un’ottima comunicazione tra i diversi laboratori su come ottimizzare  le risorse, come creare un enzima e così via. Non intendo dire che bisogna tornare ai tempi preistorici della biologia molecolare, ma devo dire che ho imparato molto sulla scienza di base semplicemente provando e facendo esperimenti.

Sulla via dell’estero

Dopo due anni e mezzo il mio capo mi  buttò fuori. No! In realtà disse che fosse meglio per me fare un secondo post-dot in un laboratorio all’estero, ed aveva assolutamente ragione. Mi aiutò moltissimo a trovare il posto giusto. Mi mandò a una conferenza e mi suggerì qualche scienziato senior con cui parlare. Parlai con uno solo di loro ed ottenni un lavoro presso l‘Università di San Diego. La condizione fu che avrei dovuto ottenere una borsa di studio dal DFG /German Foundation Research. Feci domanda; probabilmente oggi è molto più difficile, ma è ancora possibile.

Si trattava di un vero laboratorio internazionale e scoprì che l’eccellenza della scienza americana era per lo più fatta da postdoc svizzeri, danesi, canadesi, indiani e messicani, e, naturalmente, tedeschi; tutti titolari di borse di studio dai loro paesi. C’era una minoranza americana in laboratorio. Ma devo dire che erano abbastanza ben integrati nell’equipé internazionale.

C’era sicuramente più pressione, più stress, più competizione. Senza saperlo, due postdoc furono messi sullo stesso progetto ed io fui uno di questi. Ho dovuto scendere a compromessi non solo su questo, ma anche su un altro progetto in cui ottenni solo la 2a firma per la paternità autoriale su un documento, pubblicato su Nature, ma alla fine ne è valsa la pena.

Per qualche ragione ottenni uno status speciale in laboratorio, non so perché. Avevo meno ordini dai capi e potevo essenzialmente fare quello che volevo. Non avevo studenti universitari che potessi supervisionare e che avrebbero potuto aiutare il mio progetto, ma ero abbastanza indipendente e potevo ideare i miei progetti in autonomia.

I dati raccolti e gli articoli erano abbastanza buoni e, così, dopo tre anni e mezzo era giunto il momento di andare avanti per cose più grandi e migliori. Feci domanda come assistente universitario negli Stati Uniti e mi ci avvicinai molto.

In retrospettiva, sono piuttosto felice di non avere ricevuto nessuna di queste offerte. Andai in tour in Germania chiedendo a a laboratori affini al mio campo, di invitarmi per un seminario. La mia iniziativa fu presto ben accolta; alcuni enti mi pagarono parte del costo del viaggio. A tutti loro piaceva il mio lavoro, ma anche a quel tempo, nel 1985, sussisteva il collo di bottiglia del lavoro dopo il postdoc. Alla fine, mi rimase solo una offerta di lavoro, una posizione di leader del gruppo presso l’istituto Max Planck (MPI) a Martinsried. Ovviamente, non era certo la scelta peggiore.

Mi trovavo di nuovo in attesa di ricevere ulteriori finanziamenti e, prima di iniziare presso l’MPI, chiesi un supporto al DFG. Rimasi piuttosto sopreso che il Dr Clauford, il responsabile del Dipartimento Scienze della Vita, per telefono mi chiese di andare direttamente da lui e parlarne.

L’appuntamento si rivelò estremamente utile, pieno di consigli e suggestioni. Tornai a casa, preparai la mia richiesta e ottenni il finanziamento; dopo poco che iniziai a lavorare a Martinsried. Vi rimasi per 9 anni e per la maggior parte del tempo, decisamente non in ogni momento, è stato un paradiso: ottimi finanziamenti, eccellente ambiente scientifico, indipendente e con i progetti che andavano bene.

Max Planck è un istituto di ricerca non di insegnamento, e in un certo modo è un’ottima cosa, ma pensando in prospettiva, presi contatti con l’Univesità di Monaco e mi offrirono alcuni corsi che si rivelarono di grande valore per me. Non solo ricavai un’esperienza di insegnameto documentata, ma stabilì contatti un gruppo di ricerca universitario.

Sebbene Max Planck fosse un paradiso e io fossi di ruolo, mi sentivo leggermente a disagio perché la mia figura di leader del gruppo era strettamente connessa al Direttore del Max Planck e lui era molto vicino alla pensione e c’era pressione per cercare un posto da un’altra parte.

Feci domanda per alcune cattedre. Divenne quasi un rituale. Le prime candidature vennero più o meno ignorate. Poi si susseguirono inviti per colloqui e presentazioni. Entra in qualche graduatoria e, finalmente la chiamata: l’offerta definitiva per una cattedra.

È interessante notare che i colloqui fossero come un circo itinerante. Erano quasi sempre gli stessi candidati, ma ogni volta uno in meno, in quanto aveva vinto la posizione precedente. Anche se eravamo concorrenti  l’atmosfera era piuttosto rilassata e amichevole. Tutti erano abbastanza sicuri che ce l’avrebbero fatta, prima o poi. Probabilmente oggi è molto diverso e molto più duro.

Alla fine ottenni una cattedra presso la Kassel University. Ciò che mi aiutò fu la mia buona esperienza di insegnamento presso l’Università di Monaco e la mia esperienza come docente di scuola secondaria. Non ci avevo mai pensato prima. I candidati vengono selezionati principalmente per i loro contributi alla ricerca, ma il Comitato di ricerca desiderava qualcuno che fosse anche in grado di insegnare. Ovviamente non fu il posto migliore, ma neanche il peggiore.

Sul piano della ricerca fu, quasi, come passare dal paradiso all’inferno, dall’abbondanza del Max Planck alla scarsità di risorse  e alla mancanza di denaro. I finanziamenti esterni erano molto più importanti, ma molto più difficili da ottenere, avendo il background di una piccola università. Inoltre, i finanziamenti, stavano diventando più scarsi.

Biognava mettere in pratica diverse strategie per dirigere un laboratorio di ricerca. In qualche modo,  riuscì a gestirlo. Le mie ricerche non erano eccessivamente care e c’erano sempre dei finanziamenti per andare avanti. Non eravamo il laboratorio principale in Germania, ma sicuramente eravamo leggermente sopra la media.

Passare da studente a un postdoc, dal postdoc a leader di un gruppo di ricerca, da leader a una cattedra, cambia radicalmente i tuoi doveri. Mi piaceva il lavoro di laboratorio durante il mio post doc e quello di leader di gruppo, ma fu anche molto divertente passare alla progettazione di nuovi concetti di ricerca e, alla fine, cordinare il lavoro di un gruppo e unire i vari aspetti per la fotografia complessiva.

Ciò che non mi piaceva era la crescita esponenziale del lavoro amministrativo e la necessità di delegare i compiti non scientifici e relative responsabilità ai miei studenti PhD e postdoc. Lo odiavo a tal punto che avevo un agente per la sicurezza biologica, uno per la sicurezza chimica, uno per la tecnologia G, sicurezza informatica, sicurezza elettrica e una per il benessere animale. Oggi giorno, potrebbe essere utile per ottenere un lavoro, essere certificati come agente di sicurezza chimica.

Uscire dalla burocrazia ma non dalla scienza

Comunque, quando andai in pensione ero decisamente felice di uscire dalla burocrazia amministrativa, ma non dalla scienza. Ora ho un lavoro come guest professor presso l‘Università in Indonesia. In termini di ricerca, non sapevo che esisteva un livello di inferno, rispetto al quale la Kassel University sembrava un paradiso. Ma si diventa più pazienti con l’età.

Costruire la scienza lentamente ti ripaga comunque, specialmente quando hai l’opportunità di lavorare con giovani così affamati di scienza.

Sono stato fortunato, molto fortunato. Ho avuto bravi professori, bravi supervisori. Ho ricevuto ottimi consigli da amci, colleghi, e ho sempre avuto uno straordinario team di studenti diplomati, di studenti laureati e dottorati.

Il mio ex  capo e colleghi del DFG, gruppo di finanziamento diventarono un network e un contatto porta ad un altro e ad un altro. Questo fu estremamente importante e utile.

A te, auguro tanta fortuna e che tua possa avere sempre il diritto di mandare avanti la tua carriera.

episode #44 of PhD Career Stories 

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