Dietro le quinte. Il costumista
Per essere un bravo designer a Hollywood bisogna essere una combinazione tra psichiatra, artista, stilista, sarto, puntaspilli, storico, infermiere ed addetto agli acquisti.(Edith Head)
Un’immagine fuori dal tempo, il portamento,la cura del dettaglio, la cultura, la mentalità aperta, la pazienza e l’occhio vigile su tutto quanto accade in scena .Non descriverò i sogni di una bambina o i fasti dei noti costumisti i cui nomi brillano nei firmamenti teatrali, cinematografici ed operistici. Piuttosto, userò la lente di ingrandimento per un mestiere tanto affascinante quanto nascosto.
Sottovalutato e poco in luce, oggi giorno difficilmente questa figura non necessita una formazione accademica. Il minimo richiesto per farsi avanti. Tuttavia, passione e formazione non sono sufficienti. Il ventaglio di competenze va necessariamente ampliato. Al primo posto, un’intensa gavetta che lo renderà un autentico professionista-artista.
Il costumista del III millennio , un autentico artigiano-manager
Affiancato da assistenti e un team di sarte sapienti, il costumista è in grado di provvedere all’ideazione, all’impostazione e alla realizzazione con conseguente vestizione di costumi e accessori, coordinando make up e acconciature , rispettando il contesto storico in cui opera, il copione e la squadra di altri professionisti con cui si deve confrontare ogni giorno.
Interpretare un copione, individuando il tema dell’abito e la più efficace messa in scena, è davvero articolato, ancor di più se messo a dura prova dal budget a disposizione e dai tempi serrati.
Da un punto di vista relazionale, non potrà mancare una buona dose di diplomazia da attuare con tutti gli addetti ai lavori.
Ideazione: studio ricerca e creatività
Avvalendosi di conoscenze di storia del cinema, teatro, arte, costume, di stili e tendenze, come uno stilista, come diceva Rosanna Pistolese, fondatrice dell’Accademia di Costume e di Moda di Roma, “il costume è la moda di ieri e la moda sarà il costume di domani, di tecniche pittoriche, di disegno, di informatica, studia i personaggi e illustra l’idea relativa all’opera.
Impostazione dell’abito
Definendo la scelta e l’abbinamento dei tessuti, la merceologia dei materiali, i rapporti con i fornitori ( sartorie, sponsor, gioielli …)adeguati al contesto dell’opera, spettacolo o film a cui si stia lavorando. Inoltre, bisogna stabilire anche le tecniche e le modalità di realizzazione, seguendo passo passo la propria squadra che inizia a dare forma all’idea.
Sviluppo e realizzazione
Riconosce quali sono le priorità in rapporto al piano di lavoro, i fabbisogni e i tempi da rispettare,valutando lo stato di avanzamento e individuando soluzioni più efficaci .
Si arriva così al completamento del costume , alle prove, alla vestizione finale a cura di mani esperte. Ed ecco che i personaggi prendono forma e anima su un palcoscenico o un set; nel migliore dei risultati , si fa rivivere quasi per incanto, figure come la Tosca, Maria Antonietta o la ragazza della porta accanto, con la stessa naturalezza della realtà.
Lo spettatore assorto dalla narrazione visiva, poco nota la fatica e le difficoltà che ci celano dietro ai costumi, ma ne può scorgere la creatività e l’ingegno.
In un attimo tutto è finito. In un attimo, il costumista è di nuovo catapultato in una nuova sfida: nuove scelte e nuove prove.
Come affermava il filosofo e sociologo G. Barbiellini Amidei, il vestito è visto come una lingua con la quale parlare a qualcuno di qualcosa. E per prima cosa, attraverso il vestito, si parla di se stessi, di chi si è, di chi si vorrebbe essere.
Ho sempre pensato che fare il costumista sia una professione impossibile da svolgere senza un’immensa passione, è così difficile! Soprattutto in tempi di crisi.
Molto bella e verissima l’affermazione di Barbiellini Amidei
Articolo ben scritti dentro a questi mestiere c’è tanta arte e passione