Rapporto Coop 2016: Italia tecno-green

Un’Italia con un sacco di facce diverse, che piange di solitudine e diseguaglianze, ma che strizza l’occhio alle nuove tecnologie e che spera più di altri nella globalizzazione e nell’internet delle cose. Eccola, la foto scattata al nostro Paese – o meglio, ai consumatori del nostro Paese – nell’annuale rapporto Coop, giunto quest’anno alla sua 35esima edizione, scritto e redatto dall’Ufficio studi Ancc-Coop con i contributi di Ref, Nilsen, Iri, Gfk, Demos, Nomisma e Ufficio studi Mediobanca.

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IDENTIKIT IMPOSSIBILE – Un rapporto autore di un identikit che, fossimo in un romanzo giallo, difficilmente aiuterebbe l’investigatore a riconoscere a colpo sicuro il sospetto. Perché se il “sospetto” da ricercare è il consumatore italiano, allora l’identikit vien fuori con una ridda quasi inestricabile di angolature, espressioni, modi di fare e di dire, colori a tinte forti in alcuni gradienti, più diluiti su altri.

Per esempio: gli italiani messi nero su bianco dalla 35esima edizione del rapporto Coop sono sicuramente i più vecchi e i più soli da quando esiste il rapporto. Discretamente più poveri, anche, e più diseguali. Ma sono anche molto più tecnologici. Più green. E più politically correct. Soprattutto, sono “estremi”: in molti dei campi osservati, infatti, la cifra italiana è spesso la più alta in Europa. Con primati non sempre invidiabili…

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TECNOLOGIA – Prima di tutto, siamo iperconnessi e tecnologici. Lo sapevamo già, il Rapporto Coop ce lo conferma: lo smartphone in Italia ha sfondato molto più che altrove, facendoci essere dei veri e propri primatisti in uso (e abuso) di cellulari.

Con 15 milioni di prodotti venduti solo lo scorso anno, il mercato del cellulare connesso ad internet in tasca in Italia sembra non conoscere limiti (anche se grattando la superficie, si trovano i primi segnali di rallentamento). Una vendita di massa che equivale ad un uso e un consumo di massa: siamo nel mondo il popolo che usa di più il telefonino, secondi solo al Giappone come orario di prima accensione al mattino, ultimi tra tutti a spegnerlo la sera.

Una penetrazione commerciale che, ovviamente, interessa anche accessori ed attach: 1 italiano su 10, infatti, già oggi indossa un dispositivo indossabile tipo lo smartwatch, e in questo siamo secondi solo agli americani (inglesi e tedeschi inseguono…). Non solo: gli italiani fotografati dal Rapporto Coop sono anche i primi in Europa come “propensione all’internet delle cose”, visto che ben l’80% dei nostri connazionali sogna una casa più interconnessa, con più domotica e più collegamenti tra gli oggetti (tanto per dare un’idea, lo scorso anno sono stati venduti in Italia qualcosa come 100mila droni…).

E siamo pure entusiasti in merito alla sharing economy, ovvero, all’economia della condivisione, con il 5% dei cittadini del nostro Paese che usa “quotidianamente” le piattaforme di condivisione (siamo secondi solo agli spagnoli).rapporto-coop-2016-2

IL CARRELLO DEGLI ALIMENTARI – Certo è, anche, che l’italiano resiliente e resistente alla crisi sta modificando profondamente anche il suo carrello della spesa di tutti i giorni. Lo dicevamo, lo confermiamo: questo carrello, anzitutto, è sempre meno pieno, con consumi in contrazione da semestri interi.

Ma è un carrello anche più “interessante”: ad esempio, nel primo semestre del 2016 hanno avuto una vera e propria impennata i prodotti “etnici”, con un +8% che difficilmente è spiegabile con il solo aumento percentuale della popolazione straniera residente… Il che viene raccontato anche dal vero e proprio boom che stanno vivendo ingredienti come lo zenzero, il cui giro d’affari è aumentato nel solo 2015 del 141%, o la curcuma, cresciuta del 93%.

Un carrello interessato anche dalla penetrazione inaspettata che nel nostro Paese ha avuto e sta avendo l’attività fisica di massa: in 20 milioni diciamo di fare sport, e 16 milioni sono poi gli sportivi fai-da-te, quelli che i tecnici chiamano i “sedentari in movimento”. Ed ecco spiegata, quindi, la presenza in quel carrello della spesa che stiamo fotografando di moltissimi beveroni e integratori (+7.7% nel 2015).

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GREEN – L’ambiente, per noi italiani, è evidentemente un bene primario. Siamo infatti i primi in Europa nella lettura delle etichette (ma su questo influirà anche la nostra propensione a non fidarci, insita in quel gradiente di mancanza di civismo che ci contraddistingue?).

Non solo, visto che la raccolta differenziata è oramai diventata una regola, e visto che ben l’80% di noi afferma convinto di ritenere immorale vestirsi con pelli, pellicce o piume di origine animale.

In questo tratto molto green del nostro Paese che non è sfuggito al Rapporto Coop un angolino non da poco se lo sono ritagliati poi i prodotti della “mobilità sostenibile”: la vendita di auto ibride nel nostro Paese è infatti aumentata del 48% nei primi sei mesi del 2016, e ben 57mila sono le e-bike vendute nel 2015.

PRIMATI DI CUI AVREMMO FATTO A MENO – Ci sono poi anche primati non invidiabili. E in questo identikit rinnovato spicca ad esempio il consumo di farmaci per l’ansia e il sonno (10% più alto della media europea) o nella sfera privata l’uso delle droghe:  il 31,9 dichiara di aver fatto uso almeno una volta  di cannabis (più di noi solo i francesi e i danesi)  e siamo addirittura secondi in Ue dopo gli spagnoli per uso di cocaina (il 7,6% ne ha fatto uso almeno una volta).

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